Il Giornalista Eccettuativo
di SKA su Satira il 30 Giugno 2009
Vignetta di Maurizio Boscarol
Scritto per Scaricabile n°18
Anni fa conobbi un tizio, bassoccio, mingherlino e pelato. Faceva un lavoro strano, che provò più di una volta a spiegarmi, ma più tentava e più non riuscivo proprio a comprenderlo.
Faceva il giornalista. Non il giornalista di cronaca, né di giudiziaria o sportivo. Il suo era un lavoro ancora più settoriale e ben retribuito: era un giornalista eccettuativo. Esatto. Era uno di quei giornalisti occulti pagati per starsene dietro una scrivania ad eliminare chirurgicamente le notizie dal palinsesto giornaliero. Mattina e pomeriggio a selezionare e cestinare, selezionare e cestinare, selezionare e cestinare e via dicendo…
Giorno dopo giorno lo guardavo dritto negli occhi chiedendogli cosa significasse tutto questo. A cosa portasse. A chiedergli anche solo un perché, ma non rispondeva mai. Si limitava ad abbassare lo sguardo lasciandomi intravedere un velo di tristezza mista a rassegnazione.
Selezionava e cestinava prevalentemente le notizie provenienti dall’esterno e riguardanti la classe politica del momento. Tutto ciò che non era propaganda esplicita ormai veniva sistematicamente cestinato, tagliato, stuprato e sparato su tutti gli schermi senza la traccia alcuna di qualcosa che potesse anche lontanamente definirsi notizia. Era solo un’unica rutilante sequela di opinione miste ad opinioni, senza una testa o una coda. Era questo il compito del giornalista eccettuativo. Ciò che doveva risplendere erano le opinioni della classe dirigente. E se i fatti le smentivano, bisognava cambiare i fatti. Era l’inarrestabile manipolazione del presente.
La manipolazione del presente serviva a modificare in tempo reale la memoria dei singoli individui. Poiché la classe dirigente detiene il controllo integrale di tutti i mezzi di comunicazione, con essa controlla il presente e le menti degli spettatori. Ne consegue che il presente ed il futuro sono ciò che il partito decide che sia.no.
La manipolazione del presente ha però uno scopo di gran lunga più importante: salvaguardare l’infallibilità dei politici.
L’attuale falsificazione del presente posta in essere dai giornalisti eccettuativi è indispensabile alla stabilità dei governanti di turno.
Ma come riusciva a fare quel lavoro, sapendo di reiterare continuamente menzogne e falsità? Il giornalista eccettuativo italiano aveva appreso e messo in pratica la lezione del bipensiero orwelliana. Questa implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro diametralmente opposte e contrastanti, accettandole entrambe. “Dire una menzogna sapendo di farlo, smentendola un secondo dopo è un duro esercizio mentale che non andrebbe sottovalutato”, mi diceva.
Lo vidi al lavoro in una sera d’estate, mentre cancellava e cestinava notizie riguardanti la vita dell’attuale Presidente del Consiglio ed i suoi vassalli. Festini con escort pagate, droghe, voli di stato utilizzati a scopi privati. Tutto provato con foto e documenti. Puntualmente cancellati.
Gli chiedevo con disappunto come potesse cancellare tutte le notizie sulla vita privata dei politici. Gli dicevo che la distinzione fra pubblico e privato è manichea: un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola avrebbe dovuto rinunciare a fare il politico.
E lui mi rispondeva che semplici ipotesi investigative e chiacchiericci si trasformano in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media, o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici. Che la vita privata di un politico è gossip e che questi processi mediatici non hanno nulla a che vedere con l’informazione del servizio pubblico.
E non potei controbattere. Era come una lotta contro se stessi.
Avevo capito che i fatti succedono, ma che nessuno li può raccontare.
Avevo capito che quando uno si mette a raccontare, racconta e racconta. e all’inizio dice quello che è successo veramente, ma poi finisce per raccontare quello che avrebbe voluto che succedesse.
Guardandomi allo specchio vedevo me stesso e mi accorsi di vedere contemporaneamente quel giornalista che disprezzavo con tutto il cuore.
Guardandomi allo specchio rassicuravo i miei due me stesso.
Avrei potuto anche avere due opinioni contrastanti su tutto, ma un’unica grande certezza: ero uno stronzo.
30 Giugno 2009 alle Giu 30, 09 | 22:38
ti ho fatto una marchetta nel mio blog