Terzo occhio oggi sciopera.
C’è un momento in cui arrivi ad un punto di non ritorno e bisogna fermarsi a ragionare.
Questa notte mi sono posto delle domande alle quali non sono riuscito a trovare delle risposte esaurienti, ed è per questo che lo scrivo qua. Per pormi delle domande e cercare delle risposte.
Che non è detto vi si riesca, anzi.
Ho pensato al perchè di questo sito, di un blog che vorrebbe dirsi “impegnato”, che gioca con l’arte del giornalismo ormai quasi del tutto dimenticata in Italia. Che prova, con un termine quantomai presuntuoso, a fare “controinformazione” insinuandosi nelle crepe lacunose dell’informazione vera. Quella che ci arriva dai grandi media, asservita ai poteri economici e che si palesa più come bollettini, che altro.
Non sono un giornalista e non faccio controinformazione.
Buttarsi a capofitto nelle argomentazioni politiche, nello spulciare attentamente relazioni, documenti, leggi solo per il gusto di farlo è solo un modo per non occuparsi dei propri problemi.
Pensate sia più facile prendersela con Berlusconi e Prodi, spulciando le carte, o farsi la domanda Come sto?.
Sapete già la risposta, esatto.
Tutto il tempo dedicato dietro al sito, ed è molto, ha solo due significati : non avere niente di meglio da fare o scappare da sè stessi.
Sapete già la risposta, esatto.
Sto sovvertendo ancora una volta le regole implicite del blog : non si parla di fatti personali. E me ne scuso, ma non avevo alternative.
In questo marasma di auto-incensatori, di individualismi sfrenati, valanghe di storie personali che passano tra il faceto, l’effimero e l’inutile non v’era di certo la necessità di aggiungerne un’altra. Eppure, ecco qua il mio sconforto.
Quando arrivi a ricomporre un periodo della tua vita in termini di post, significa che hai raggiunto veramente il punto di non ritorno.
Ma non sono un blogger però.
Non seguo le regole del perfetto blogger, commento poco nei blog del vicinato, aggrego quando mi ricordo, non tento di vendere anche il culo per diventare una blogstar.
E questa difficoltà ad avere un senso di appartenenza a qualcosa, talvolta pesa.
Non sono un militante della destra, ma neanche della sinistra.
Sono uno di sinistra, ma di sfuggita.
Sono un semi-studente, non sono un giornalista, trovo difficoltà a trovare una città o un paese di cui possa sentirmi parte attiva, sono dentro alcune comunità del web, ma partecipo sporadicamente.
Non credo in nessun Dio
Giocavo a calcio e non gioco più.
Cantavo in gruppo e ci siamo sciolti.
No. Fermi. Non pensate mi stia piangendo addosso.
Questa è solo una sequela di eventi, dettagli, che hanno solo lo scopo di essere tali.
La mia vita non è una merda, non è allo scatafascio, non mi sento una nullità , non affogo i miei dispiaceri nell’alcool o nelle droghe.
Magari per sentirmi figo da sopra un palco nel recitare la mia personale tragedia melodrammatica, che tutti faranno finta di ascoltare per poi dimenticarsene quando avranno finito di fare “sì sì” con la testa e dirti, con gli occhi stracolmi di compassione, che loro sì, loro sanno, loro “hanno capito”.
E invece no, non hanno capito un bel niente.
Abbiamo tutti bisogno di una spalla su cui versare tutte le nostre lacrime, abbiamo tutti bisogno di qualcuno che ci dica “sì sì” con la testa.
E diciamocelo, poco ci interessa se abbia capito veramente-veramente.
A noi interessa la sua spalla, piangergli addosso tutto il nostro dolore e poi tornare alla vita di tutti i giorni. Con la speranza che quella spalla sia sempre lì ad aspettare e se non lo fa, è la scusa migliore per potergli dare dell’egoista.
Mentre gli egoisti siamo noi, ma non fa piacere a nessuno ammetterlo.
La mia vita è solo così, ed ha i suoi momenti di sconforto. Niente di più
Domani tornerò alla normale routine editoriale.
Oggi però avevo bisogno della spalla di questo blog e della spalla dei pochi lettori interessati, che poi premeranno la “X” e se ne torneranno alla loro di routine.
Avevo bisogno di inondarvi ed inondarmi di parole, un po’ come lacrime che rotolano sui paragrafi.
Un po’ come una testa mozzata che scivola da un burrone di lettere.
Domani torneranno la politica, la satira a metà e la controinformazione a singulti.
Oggi mi sono ripreso la scena.
Ma ora, con un inchino richiudo il sipario e torno dietro le quinte.
applausi
David Bowie - The man who sold the world