Prodotti di consumo: ponti globali tra culture differenti

di SKA su Marketing il 21 Giugno 2019, 14:14

Nell’ultimo decennio la diffusione di nuove tecnologie digitali – in particolare con la diffusione penetrante e pervasiva dei servizi in streaming – ha innescato molte trasformazioni nel mondo della produzione ma soprattutto del consumo culturale.

Già dall’inizio del secolo la digitalizzazione aveva avviato una trasformazione sostanziale nel consumo di oggetti culturale come musica, film, libri, giornali quotidiani, ma nell’ultimo decennio – grazie ad infrastrutture internet più performanti ed attraverso devices portatili sempre meno costosi e più alla portata delle grandi masse – il flusso immateriale di dati è divenuto una costante imprescindibile, invertendo la tendenza (e i margini) del supporto fisico che l’ha fatta da padrone per tutto il secolo precedente.

Ma il punto non è tanto l’effetto diretto del processo di digitalizzazione degli oggetti culturali in sé ad essere interessante, quanto il suo effetto indiretto nell’aumento del consumo stesso di quei prodotti culturali – in particolare serie tv e film su internet – che hanno visto un’esplosione incrementale negli ultimi anni. L’osservazione delle dinamiche dei mercati e la traiettoria di penetrazione degli oggetti culturali digitali all’interno dei rispettivi settori, ma soprattutto all’interno dei singoli paesi. In questo contesto un po’ atipico per per le abitudini di consumo dal quale proveniamo, più aumenta l’offerta più aumenta la domanda all’interno dei mercati globali e a cascata nazionali.

Quindi con l’esponenziale riversamento di contenuti dal quale siamo inondati si è venuto a generare un nuovo mercato – o meglio, un nuovo impulso con rinnovate esigenze – riguardanti l’adattamento e la traduzione professionale della mole di contenuti che possano soddisfare al meglio la domanda e l’offerta sul piatto. Non si gioca più tra amatori, fan e sottotitolatori per hobby – se pur impavidi condottieri – ma il mondo dei produttori di consumo devono adattarsi a un mercato globale in costante espansione, ma soprattutto alle esigenze dei singoli consumatori affidandosi al lavoro di mediatore culturale per la traduzione.

Che non si tratta più di mera traduzione: i traduttori in questi contesti, soprattutto su nicchie molto verticali, svolgono sempre di più il lavoro di mediatore culturale che di mera traduzione ed adattamento. Cosa significa essere mediatori culturali lo spiega bene Sergio Portelli, curatore del volume “Traduttori come mediatori culturali”

Essere mediatori culturali significa andare oltre l’aspetto meramente linguistico. Significa trasporre il testo da una cultura all’altra per permettere al lettore nella cultura d’arrivo di accedere il più possibile all’atmosfera, al significato e all’effetto del testo originale. Le culture non sono perfettamente sovrapponibili, perciò il traduttore deve trovare nella lingua di arrivo il modo per rendere gli elementi che caratterizzano il testo di partenza. Ciò non significa addomesticare l’originale, nel senso di eliminare ciò che è estraneo alla cultura d’arrivo. È un processo delicato che costituisce la sfida che il traduttore deve affrontare, nel rispetto sia del testo di partenza sia del lettore nella cultura d’arrivo

Non si tratta quindi di adattamento e la traduzione professionale della mole di contenuti o prendere parola per parola il testo dello script che si ha davanti in maniera acritica, ma sono necessari approfondimenti su entrambe le culture di riferimento, studio e comprensione per evitare bizzarrie o superficialismi. Pontieri tra le culture.

Il consumo culturale è, oggi ancora di più, la finestra tramite il quale ci affacciamo e facciamo affacciare culture diverse dalle nostre per osservarne la diversità o per migliorare noi stessi, è una delle principali frontiere di trasformazione simbolica e sociale del mondo contemporaneo. In un mondo che vuole essere veramente globale devono essere costruiti ponti, non ostacoli o barriere.

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Scarpe, un mercato che cresce senza sosta: dal 2010 al 2025, il boom tra dati e previsioni

di SKA su Marketing il 10 Aprile 2019, 17:30

Il mercato delle calzature, dal 2014, ha cominciato a vivere un vero e proprio boom: oggi come oggi, ogni anno, si fabbricano oltre 23 miliardi di calzature, pari ad un valore di 216 miliardi di dollari, se si fanno i conti con l’anno 2016. Per il 2025 la crescita è stimata intorno ai 278 miliardi totali. I mercati di produzione sono quelli asiatici, nove-decimi del totale, ma in questo mondo c’è anche l’Italia, che si sta ritagliando un posto di assoluto rilievo. Dal 2010 la produzione è andata vieppiù crescendo, arrivando a contare 20 miliardi di paia di scarpe per soli, si fa per dire, 7 miliardi di esseri umani. Nel 2014 la produzione è aumentata, ha toccato i 23 miliardi, come nel 2016. Ma le previsioni per il 2025, poc’anzi anticipate, danno maggiori chiarimenti circa un fenomeno sempre più globale.

Le calzature oggi rappresentano il top della moda e poi sempre più persone fanno attività sportiva e indossano scarpe di ginnastica. Il mercato più grande è quello asiatico, in cui vengono prodotte scarpe di ogni tipo, per ogni età. Sei paia di scarpe su dieci arrivano dalla Cina che, però, negli anni ha perso un -2% a favore di India, Indonesia, Vietnam, Bangladesh, luoghi in cui il lavoro, come noto, costa molto di meno e le stesse aziende cinesi stanno trasferendosi via via in queste zone, arrivando però anche in Africa, Turchia e Brasile, paesi meno aggressivi economicamente e che però hanno appreso e affinato l’arte della produzione di calzature. In Europa, fieramente, si erge l’Italia che in questo particolare mercato ha un ruolo sempre più centrale: secondo il Footwear Market Yearbook il nostro Paese, nel 2016, era il terzo principale esportatore di calzature al mondo, capace di incassare, vendendo al di fuori dei confini nazionali, circa 10 miliardi di dollari, l’8% di un mercato di 122 miliardi di dollari per quel che riguarda le esportazioni mondiali. Significa che in 10 anni il nostro paese ha accresciuto il valore del 78%. La Cina, nel 2016 come oggi, si conferma il primo esportatore, capitalizzando il 36% del totale per quel che concerne il valore mondiale delle esportazioni. Al secondo posto c’è il Vietnam, col 17% dei ricavi totali. In questa classifica la Cina comanda anche per numero di persone che sempre più indossano scarpe quotidianamente: nel paese del dragone all’anno si vendono 4 miliardi di paia di scarpe. In Inda se ne vendono 2,2 miliardi. In Asia, se la matematica non è una opinione, vanno a finire il 40,5% delle scarpe prodotte e messe in vendita.

Chi spende di più? USA e Canada superano tutti: nel 2016 dall’America del Nord è stato speso circa il 36,5% del totale degli affari ma la crescita dell’Oriente sta decisamente soppiantando il dominio, ormai solo presunto, dell’Occidente. Chi domina, nel mondo delle calzature? Società con cui siamo a contatto tutti i giorni: Adidas, Nike, New Balance. Multinazionali più che aziende capaci di escogitare più sistemi per vendere in maniera vincente.

Le Sneakers la fanno sempre da padrone nella scelta dei modelli, ma anche i mocassini oltre ai modelli classici del passato rivisitati in chiave moderna sono presentati dalle aziende simbolo del lusso (controlla qui), come Bugatti che si distingue nell’ideazione e produzione di automobili di lusso da ben 110 anni.

Un altro must have delle collezioni moda primavera estate 2019 è l’utilizzo di indumenti e calzature pensate e prodotte per lo sport e poi utilizzate nella vita quotidiana e che grazie alle elevate prestazioni risultano superlative nella vita di tutti i giorni, come puoi constatare guardando qui. I negozi tradizionali si sono visti messi da parte in favore di quelli digitali, da colossi dell’e-commerce come Zalando, capace di chiudere il 2017 con un aumento dei ricavi del 23,4%. Quando si può avere tutto a portata di click. La crescita attuale è stata possibile soprattutto grazie al ramo del mondo delle calzature non propriamente sportivo: da scarpe casual fino agli stivali militari, scarpe da sera, sandali, prodotti che pesavano il 53% del fatturato complessivo, completato dalle scarpe sportive. Le calzature sono sempre più l’accessorio di moda per antonomasia, fatti in ogni modo: pelle, tessuti, plastica e gomma, che finora hanno pesato, da sole, per il 26% totale del mercato. Quelle più vendute sono le calzature da donna, grazie anche ai marchi specializzati sempre più proliferanti.

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Il giro dei giochi online: un introito mondiale da 44 miliardi

di SKA su Notizie Commentate il 8 Aprile 2019, 09:15

I giochi online hanno subito una vertiginosa crescita negli ultimi cinque anni. Il mercato mondiale attuale prevede che nel 2019 il fatturato arrivi a oltre 49 miliardi per poi superare i 60 nel 2023. In ordine, l’Europa guida le classifiche, seguita da Asia e Stati Uniti. Si pensi che solo dai giochi online lo scorso anno l’Europa ha generato il 52% dei ricavi globali.

I giochi che generano maggior interesse a livello mondiale vedono le scommesse sportive che guidano la classifica con oltre il 50% di popolarità. Successivamente ci sono i casinò online che sfiorano i 30% ed in seguito lotterie e bingo.

Il business delle scommesse in Italia

Gli italiani scommettono, in particolare nel calcio e nei casino games. L’Osservatorio del Gioco Online di Milano ha pubblicato alcuni dati dove si prevede solo nel biennio 2017-19 una crescita del business delle scommesse di oltre il 30%. I ritmi di crescita più elevati sono delle scommesse sportive, che individualmente forniscono circa il 35% del ricavato totale. Inoltre, una grossa crescita è stata identificata anche in giochi quali Win for Life ed il Lotto, con una crescita prevista che va oltre il 50% rispetto al 2016. Nello stesso settore, anche il Superenalotto ha incrementato gli incassi con un totale di puntata pari a 392 milioni di euro nel 2018, con una crescita del 15% rispetto al 2017.

Probabilmente però oltre alla popolarità dei singoli elementi, è importante anche l’influenza delle nuove possibilità offerte da internet. Casinò e bingo online, ma anche i bookmakers, negli ultimi tempi hanno registrato una notevole diffusione tra gli utenti. I settori di traino per quanto riguarda il gioco online sono rappresentati oggi dal classico poker, ma all’apice troviamo le slot che provvedono ad accrescere il totale di circa 65%.

Per quanto invece riguarda lo sport, oltre al calcio abbiamo anche l’ippica, un classico indiscusso che fattura oltre 18 milioni di euro all’anno.

La tendenza analizzata dagli esperti mostra comunque segni di forte crescita. Già partendo dal biennio 2016-17 possiamo osservare come l’impennata sia stata vertiginosa e non paia arrestarsi. Nel 2016 la spesa degli scommettitori in ambito sportivo è stata di 925 milioni di euro, per poi aumentare di circa il 45% nel 2017 arrivando a 1,3 miliardi di euro. Nel 2018 siamo passati ad una stima che supera i 3 miliardi di euro,mentre per il 2019 ne sapremo di più tra qualche mese

Scommesse e calcio

Il calcio è senza dubbio uno degli sport più popolari e quando si parla di esso è impossibile scinderlo dal settore delle scommesse sportive. Sono milioni i tifosi che oltre al guardare i match preferiti effettuano una o più puntate su una gara. Le scommesse rappresentano dunque una vera e propria passione, al pari di quella del calcio stesso. Non sono poche le persone che quotidianamente si affacciano anche per la prima volta su questo mondo, dunque è importante anche considerare la lettura di guide per il betting nell’ambito delle scommesse calcistiche e sportive in generale in quanto non è così semplice quanto sembra.

Conoscere lo sfondo dell’evento: il fattore rischio

Per ogni evento sportivo è disponibile oggi una gamma pressoché infinita di possibilità, dunque prima di effettuare una qualsiasi scommessa in quanto essa prevede un rischio, è importante conoscere più dettagli possibili. Alcuni fattori da tenere in considerazione nel calcio ad esempio, oltre alla forza individuale della squadra, è ad esempio la condizione dei giocatori, gli infortuni, il tipo di campo da calcio su cui si giocherà ma anche la tifoseria stessa. Bisogna dunque studiare il match al meglio e senza fretta in quanto sono diverse le cose da conoscere prima di effettuare la puntata. Questi consigli specifici per il calcio vanno comunque presi in considerazione per qualsiasi tipo di sport o gioco si effettui una scommessa.

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Gli effetti della fatturazione elettronica sui rifornimenti di carburante

di SKA su Notizie Commentate il 3 Aprile 2019, 10:57

Dal 1° gennaio 2019 è entrato in vigore l’obbligo di emissione di fattura elettronica. Questa novità sta avendo un grande impatto su tutti coloro che si vedono costretti a usufruirne, in tutti i settori della gestione aziendale. Per esempio, sono stati introdotti cambiamenti per quanto riguarda rifornimenti di carburante e IVA.

Tutti o titolari di partita IVA che beneficiano di agevolazioni sui costi auto, in particolare chi faceva uso dell’ormai sparita scheda carburante cartacea, dovranno obbligatoriamente richiedere l’emissione di fattura elettronica per il pagamento di carburante alle pompe di benzina. In pratica, se vogliono scaricare l’IVA o detrarre le spese per l’acquisto di benzina e gasolio dovranno documentare gli avvenuti rifornimenti all’Agenzia delle Entrate tramite fatturazione elettronica (è quindi ormai inutile la compilazione cartacea della scheda carburante, che non è più in corso di validità).
Questo documento in formato digitale XML è a tutti gli effetti un documento fiscale recante gli stessi dati che erano richiesti per quello cartaceo. La differenza sostanziale è che viene emesso, inviato e ricevuto tramite il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. Dunque sia chi emette sia chi riceve fattura non avrà nulla “in mano” al momento dell’acquisto/vendita, ma agirà per via telematica.

Ricordiamo comunque che i privati cittadini non verranno interessati affatto dal cambiamento, che riguarda esclusivamente liberi professionisti e imprese.

Questi ultimi dovranno adeguarsi alla novità per non incorrere in sanzioni e per continuare a ricevere agevolazioni e detrazioni fiscali, soprattutto per quanto riguarda i rifornimenti carburante delle trasferte di agenti e dipendenti. In ambito di utilizzo vettura aziendale è quindi diventato indispensabile dotarsi di una carta di pagamento aziendale, così da poter continuare a dedurre questi costi.

Cosa cambia per imprese e liberi professionisti

L’introduzione obbligatoria della fattura elettronica per ogni singolo acquisto di carburanti con vettura aziendale ha un grande vantaggio: ogni movimento di denaro avverrà solo attraverso mezzi tracciabili. Ovvero, per mezzo di tutti gli strumenti di pagamento ad esclusione del denaro contante (carte di credito, bancomat, assegni, buoni e simili). In questo modo si tenterà di combattere l’evasione fiscale e di snellire le operazioni contabili delle aziende, che si vedranno anche aiutate nella gestione contabile, avendo sempre a disposizione un resoconto aggiornato di spese e ricavi.
Uno degli strumenti di pagamento più utili alle imprese sono le carte carburante aziendali, che spesso sono emesse a condizioni vantaggiose per il cliente.

Occorre però specificare una cosa per quanto riguarda i rifornimenti fatti tramite carta o buoni carburante: il pagamento avviene in un momento diverso rispetto al rifornimento vero e proprio. La fattura elettronica viene quindi emessa nel momento in cui la carta viene ricaricata o si compra il buono. La questione cambia se invece si effettua un rifornimento presso impianti gestiti da più compagnie e da singoli imprenditori (le cosiddette pompe bianche). In questo caso non sarà necessario emettere una fattura elettronica, perché la cessione non è soggetta a IVA e basterà un semplice documento di legittimazione per richiedere la detrazione.

Adattarsi è essenziale

Viviamo in un paese ancora molto lento ad adattarsi a novità gestionali e normative sempre più a favore della tecnologia e sempre meno della carta. A molti questi nuovi mezzi sembreranno più scomodi e macchinosi, ma in realtà una volta preso il via permetteranno di risparmiare notevoli quantità di tempo e di denaro. Avere costantemente sotto controllo entrate e uscite permette di avere processi e controlli contabili più veloci e precisi, e meno spese di gestione e spazio di archiviazione. Ciò che si augura l’Agenzia delle Entrate è di infliggere un duro colpo agli evasori, con la speranza di colmare in qualche misura la voragine del debito pubblico. Se questa manovra riuscirà completamente non è ancora dato saperlo, ma intanto è un innegabile passo avanti verso l’adattamento a una nuova economia sostenibile e al passo con i tempi.

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Sicurezza sul lavoro: un tema di cui dobbiamo parlare di più

di SKA su Notizie Commentate il 22 Marzo 2019, 09:01

Nell’ultimo report pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme ad ISTAT, INPS, INAIL e ANPAL intitolato “Il mercato del lavoro 2018: verso una lettura integrata” c’è un intero capitolo dedicato a alla sicurezza sul lavoro, un tema che deve tenere sempre alta l’attenzione di istituzioni ed aziende.

La gestione della salute e sicurezza sul lavoro riguardano d’altronde tutta la serie di normative e misure protettive e preventive che aziende e datori di lavoro devono adottare per gestire al meglio la salute, la sicurezza ed il benessere dei lavoratori tutti.

Misure queste necessarie ad evitare e ridurre al minimo possibile il rischio infortuni e malattie professionali per il lavoratore. Attività queste che vanno avanti in parallelo tra leggi generali e specifiche al quale attenersi ed una serie di attività di ispezione per verificare eventuali inadempienze.

Cosa si intende per sicurezza sul lavoro

L’Organizzazione mondiale della Sanità la definisce così “la salute sul lavoro riguarda tutti gli aspetti di salute e sicurezza sul luogo di lavoro e ha una elevata attenzione alla prevenzione primaria dei pericoli”.

Non si intende solamente uno stato di assenza dalle malattie, infortuni o infermità del lavoratore, ma più ad uno stato completo di benessere sociale, mentale e chiaramente fisico. Il lavoratore deve essere protetto per ridurre al minimo l’esposizione a rischi legati all’attività lavorativa, ma deve stare bene sia fisicamente che mentalmente.

La sicurezza sul lavoro è di solito a carico del datore di lavoro, ma anche di dipendenti e collaboratori che devono adottare un comportamento adeguato alla struttura in cui lavorano, di solito definita a monte.

Infatti sul luogo di lavoro è necessario dotarsi di una serie di strumenti ed accorgimenti, oltre ad un’attività preventiva adeguata che viene stilata dall’azienda attraverso un Documento Valutazione Rischi.

Alcuni dati

Qualche dato estrapolato dal report del ministero, relativi al 2017 e per estensione agli ultimi 10 anni. Gli infortuni sul lavoro nell’anno 2017 denunciati all’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (Inail) ammontano a 561 mila, una media di 1.536 ogni giorno.

Sono stati riconosciuti più di 379 mila infortuni sul lavoro. Rispetto al dato del 2008 c’è stata una diminuzione delle del 35,7%, con 300 mila casi di infortunio in meno. Si stima quindi che dall’inizio del secolo – in cui le denunce per infortunio superavano il milione – si siano dimezzate.

Così come le morti sul lavoro, con una riduzione del 29,7% (da 1614 del 2007 alle 1.135 del 2017). Sono ancora troppe, ma aziende ed istituzioni stanno lavorando per migliorare la tendenza.

Le principali normative in materia di sicurezza sul lavoro

La sicurezza sul lavoro è regolamentata dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, D.Lgs n. 81/2008 e dalle successive disposizioni correttive che si possono trovare nel D. Lgs. 106/2009.

Il Testo Unico ha alcuni precedenti normativi che risalgono al quasi immediato dopo guerra – 1995/56 – ma in particolare la 626 del 1994. Le normative del T.U. recepiscono alcune direttive europee emanate nel 2007 relative a salute e sicurezza dei lavoratori, in cui sono previste dure e specifiche sanzioni nei confronti degli inadempienti.

Il Testo Unico ha voluto introdurre “un sistema di prevenzione e sicurezza a livello aziendale basato sulla partecipazione attiva di una serie di soggetti interessati alla realizzazione di un ambiente di lavoro idoneo a garantire la salute e la protezione dei lavoratori”

Il complesso di norme che regola la sicurezza sul lavoro è molto ampio, ma può essere riassunto brevemente così: il datore di lavoro deve provvedere a definire delle misure di tutela attraverso una costante analisi dei rischi e collaborare strettamente con il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e con il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, laddove presenti, per mettere in atto tutte le azioni necessarie a tutela dei lavoratori.

Consulenza sulla sicurezza sul lavoro

Messa così sembra semplice, ma le aziende molto spesso non sono preparate od organizzate per una corretta gestione della salute e della sicurezza sul lavoro. A volte non sanno neanche da dove iniziare.

Qui entra in gioco il consulente per la sicurezza sul lavoro, che viene chiamato in azienda per gestire sia gli aspetti burocratici, di valutazione dei rischi, ma molto spesso anche in ambito formativo.

Il lavoro consulenziale passa dalla redazione di tutta la documentazione necessaria richiesta dalla normativa – il famoso T.U. 81/08; all’analisi dello stato attuale e l’individuazione delle migliori procedure per la sicurezza aziendale e la diffusione di una cultura preventiva, spesso assente.

Il consulente può anche assumere il ruolo di Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione, che molte aziende non hanno al proprio interno.

L’azienda verrà anche formata e preparata all’ispezione da parte degli organi di controllo, che verificheranno nel dettaglio ogni eventuale inadempienza, quindi in questo caso il consulente diventa strategico.

Come già detto il consulente della sicurezza si occuperà anche della formazione del personale, rilasciando attestati di frequenza validi ai fini normativi, oltre a migliorare la consapevolezza sulla tematica.

Fonte delle informazioni e degli approfondimenti: https://www.studiohs.it/

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Abbandono universitario: un problema da affrontare il prima possibile

di Camerata Stizza su Notizie Commentate il 1 Marzo 2019, 13:20

“L’abbandono scolastico rappresenta un ostacolo per la crescita economica e l’occupazione. Frena la produttività e la competitività e alimenta povertà ed esclusione sociale.” Così inizia il report Eurostat sull’abbandono scolastico nei paesi europei  o, in maniera più specifica, sui giovani che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione. Il report che indicava gli “Early school leavers” ora si intitola infatti “Earlyleavers from education and training” a rimarcare ancora di più che il focus, è rivolto soprattutto alla fascia demografica che va dai 18 ai 24: quindi università e formazione post-universitaria.

Nel rapporto Eurostat si specifica nell’anno di riferimento – 2017, ma ancora in corso – il 10,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha completato gli studi superiori, ma non ha proseguito nella formazione universitaria o in altro tipo di formazione: Il 12,1% uomini, 8,9% donne. L’Europa si pone come obbiettivo per il 2020 di ridurre a meno del 10% la percentuale di giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione o la formazione. L’Italia detiene purtroppo uno dei primati in quella classifica, posizionandosi sul podio con circa mezzo milione di giovani italiani (523,900) che per motivi vari hanno deciso di abbandonare l’università e la formazione. Si parla del 20% degli iscritti che abbandonano solo dopo il primo anno, a salire negli anni successivi: 39,3% nei primi due anni e 45,2% a tre anni. Il dato degli iscritti dopo 10 anni di carriera universitaria è del 12,7%: ragazzi che per vari motivi hanno difficoltà nello studio. Ma ci torniamo dopo.

Tra le ragioni dell’abbandono individuate dalla Commissione europea emerge il desiderio di lavorare, figlio di una congiuntura economica sicuramente non favorevole, che spinge molti giovani ad abbandonare del tutto gli studi per iniziare quanto prima il cammino verso l’indipendenza economica. Purtroppo non sussistono più neanche le condizioni per i famosi “lavoretti” ad accompagnare lo studio universitario, perché sempre meno pagati e sempre più impegnativi in termini di tempo: dopo 8/10 ore di lavoro pochi riescono a rimettersi sopra i libri.

La seconda motivazione alla base degli abbandoni è legata alla delusione, della serie: “lo studio non ha soddisfatto bisogni e/o interessi”. Questo punto dovrebbe forse preoccupare ancora di più perché ci pone di fronte ad un quesito fondamentale,  “l’università è ancora in grado di fornire gli strumenti necessari per affrontare la vita lavorativa?”. Alla fin fine si parla di quello: i tempi in cui si studiava per diletto sono lontani ed erano un lusso per pochi. La stragrande maggioranza di chi affronta oggi un percorso universitario in maniera consapevole, si aspetta uno sbocco professionale

Non è però da trascurare anche il fattore economico, altra motivazione rilevante indicata dal rapporto: anche i più volenterosi non riescono a sopperire alle spese da affrontare per tasse universitarie, affitti, spese quotidiane. E si ritorna all’inizio: abbandono e ricerca di un lavoro.

Nei confronti di tutte queste motivazioni però si può agire con anticipo, consentendo agli studenti di affrontare il percorso universitario in maniera più semplice, o magari superare con successo i famosi “esami scoglio”, capaci di bloccare anche un percorso ben avviato

Nei casi di difficoltà nella preparazione, senso di inadeguatezza o magari semplice supporto per coloro che superati i 30 vogliono riprendere in mano gli studi interrotti per migliorare la propria posizione, è di sicuro aiuto la figura di un tutor o di un servizio di preparazione universitaria specializzato.
Ce ne sono molti, ma indubbiamente quello offerto da Cepu risulta essere il più completo ed efficace, perché può contare su oltre 30 anni d’esperienza nel campo dell’assistenza allo studio, durante i quali ha affiancato e portato con successo alla laurea migliaia di studenti.

Tre sono i punti di forza di Cepu, il  referente didattico, professionista preparato, che progetta il percorso di studio sulla base delle caratteristiche dello studente; il tutor personale, esperto dell’apprendimento oltre che della materia di sua competenza, che affianca lo studente nel percorso di formazione e adotta le strategie più idonee per facilitarne lo studio; il metodo di studio messo a punto in tanti anni d’esperienza che consente di impostare una strategia di preparazione mirata ed efficace.

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Serie A bianconera: top ten degli stipendi dominata dalla Juventus

di SKA su Notizie Commentate il 8 Febbraio 2019, 18:43

Settimane di fuoco per l’Inter, Icardi che non segna su azione da fine ottobre, Spalletti appeso a un filo e l’arrivo di Marotta che sembra il preludio al prossimo arrivo di Conte. Tutto questo cosa c’entra con la classifica dei dieci giocatori più pagati della Serie A? Ebbene sì, ha un forte legame, probabilmente tra i motivi alla base dello scarso rendimento di quest’anno dell’attaccante e capitano nerazzurro.

Perché incredibile a dirsi, ma il n.9 dell’Inter non figura fra i giocatori più stipendiati del nostro campionato, non c’è anzi traccia di alcun interista fra i primi dieci nella speciale graduatoria stilata da bwin. Strano, visto che senza ombra di dubbio si deve riconoscere a Mauro Icardi di essere il giocatore più determinante della Serie A in questi anni, secondo da questa stagione solo per l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Ecco dunque che le richieste continue di rinnovo e adeguamento dell’argentino risultano legittime, a vedere come nella top ten figurino giocatori del tutto inaspettati rispetto all’assenza del marito di Wanda Nara.

Una classifica assolutamente dominata dalla Juve, che la occupa per oltre la metà degli elementi che la compongono. In testa ovviamente c’è Cristiano Ronaldo, il quale percepisce la bellezza di trenta milioni di euro netti a stagione, utili a convincerlo nel lasciare l’isola felice di Madrid per approdare nel decadente calcio italiano. Dietro di lui una marea di bianconeri, da Dybala a Pjanic, Douglas Costa e perfino Emre Can. Quest’ultmo, giunto a parametro zero dal Liverpool, guadagna 5.5 all’anno e dunque un milione oltre più di Icardi: incredibile a dirsi.

Chiude il dominio bianconero il ritorno di Bonucci che percepisce meno della sua prima era bianconera, ma ciò nonostante ha lasciato l’infelicità milanista per fare ritorno a Torino, in cambio di Higuain che ha compiuto il percorso inverso. Fino a due settimane fa, in realtà, il Pipita è già volato via dalla cupa Milanello e ha lasciato il secondo gradino del podio che occupava coi suoi quasi 9 milioni di euro all’anno.

Completano la classifica Donnarumma e il discusso rinnovo di due estati fa, quella del mancato esame di maturità, ottenuto con Raiola per la bellezza di 6 milioni annui con tanto di ingaggi da 1 milione del fratello e terzo portiere Antonio. Si conclude con Dzeko e Insigne, che superano di poco i 4.5 milioni a stagione.

Le squadre di media e bassa classifica della Serie A presentano invece un tetto ingaggi decisamente inferiore, se raffrontato con quelle che sono le cifre degli altri campionati, soprattutto della Premier League. Rare le eccezioni, come quelle che vedono Mattia Destro a Bologna percepire 2.5 milioni annui pur essendo ormai lontano parente del giocatore che si vide arrivare al citofono Galliani per essere convinto circa un trasferimento nella Milano rossonera: per il resto, si vive di prestiti, giocatori stranieri poco conosciuti o giovani da rivendere anche sei mesi dopo un buono scorcio di campionato prima di essere obbligati a grossi stipendi annuali.

Per informazioni chiedere a Preziosi e all’ex Piatek.

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Internet: tra utilità e dipendenza

di SKA su Notizie Commentate il 15 Settembre 2018, 14:20

Il web ci consente di fare praticamente qualsiasi azione, sia nel mondo del lavoro che nella vita privata. Internet, infatti, ha rivoluzionato l nostro modo di comunicare, di scambiare informazioni e di organizzare attività di natura sociale, politica ed economica. La cosiddetta “società della conoscenza” ha enormi potenzialità nella promozione di uno sviluppo economico e sociale sostenibile, favorendo la circolazione dei saperi e influenzando profondamente le dinamiche di democratizzazione e di promozione dei diritti umani. Internet sta permettendo alle aziende di rivoluzionare i propri business models e di guadagnare in efficienza e in produttività. I suoi effetti non sono limitati allo sviluppo del settore ICT ma ormai si guarda ad Internet come strumento di prosperità per l’intera economia e il benessere della società nel suo complesso. Nell’attuale contesto economico di crisi persistente e di nuove sfide economiche e sociali come il cambiamento climatico o l’invecchiamento della popolazione, lo sviluppo di Internet può rappresentare una nuova fonte di crescita e di competitività per contribuire ad affrontare anche i problemi della disoccupazione e delle diseguaglianze sociali.

Per queste ragioni è importante preservare Internet come un’infrastruttura aperta che si caratterizzi per una forte interazione sociale e come un motore di sviluppo economico e di crescita sostenibile. Per fare questo, è necessario combinare azioni che garantiscano la governance di Internet con la creazione di un open and level playing field in cui l’infrastruttura di Internet possa crescere e svilupparsi in futuro.

Oltre agli aspetti positivi, che sono davvero tanti, internet sta diventando sempre più oggetto di dipendenza per tanti utenti. Le dipendenze da Internet sono una serie di comportamenti variegati che si caratterizzano per un rapporto patologico tra l’uomo e la rete e ai quali sottostanno difficoltà legate al controllo degli impulsi e alla regolazione degli stati emotivi. Ogni giorno gli individui sperimentano nuovi modelli di relazione con sé stessi e con gli altri mediati dal web, fino a raggiungere il superamento del confine di sé e alla possibilità di innescare modalità patologiche di utilizzo e di rapporto con Internet. Le infinite funzioni e applicazioni offerte dalla rete, infatti, suscitano condizioni particolari e soggettive negli utenti che possono portare allo sviluppo di vere e proprie patologie, definite con il termine di web dipendenze perché caratterizzate da aspetti tipici dei comportamenti di dipendenza.

Molti studiosi sono oggi in accordo nel sostenere che piuttosto che parlare di una sindrome unitaria di dipendenza da internet sia più indicato riferirsi a Disturbi correlati all’uso di Internet (Internet Related Disorders), spostando l’attenzione sulle caratteristiche individuali di quegli utenti che, più di altri, sono vulnerabili allo sviluppo di queste sintomatologie a seguito dell’interazione con il mezzo “web”.

I numeri dell’uso di internet e della dipendenza ci dicono che in Italia i dipendenti da internet sono quasi tutti giovani e giovani-adulti e, considerando i livelli di gravità severo e moderato, sono circa il 6%, mentre in Inghilterra il 18% degli studenti usa internet in modo eccessivo, in Norvegia l’1% e in Grecia l’8% è dipendente. Ma è nel continente asiatico che i tassi d’incidenza sono più elevati, oscillano dall’1% al 25%.

I dati della letteratura scientifica sull’argomento indicano che i soggetti più a rischio per lo sviluppo dell’Internet Addiction Disorder hanno un’età compresa tra 15 e 40 anni, con difficoltà comunicative per problemi psicologici, psichiatrici, familiari e relazionali.

Fonti:
https://it.efax.com/blog/lavori-Internet-ed-Intelligenza-artificiale
https://www.psycom.net/iadcriteria.html

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Il Forex trading come forma d’investimento è una soluzione?

di SKA su Notizie Commentate il 15 Giugno 2018, 18:22

Vuoi investire e vuoi fare fruttare i tuoi risparmi accumulati nel tempo? Quale migliore soluzione e forma d’investimento se non sfruttare a proprio beneficio il Forex trading? Si tratta di una nuova ed interessante strategia d’investimento che dà l’opportunità di ottenere interessanti guadagni e rendimenti economici (ROI) sul capitale investito derivante dalla compravendita di asset o attività finanziarie (azioni, obbligazioni, materie prime, criptovalute, CFD, ETF, opzioni binarie etc. Come iniziare a fare trading online? Su Internet è possibile optare per Broker Forex Trading regolamentati, sicuri ed affidabili che consentono di aprire Conti Demo e Reali (con capitale reale): inoltre, puoi sfruttare a tuo vantaggio la Leva Finanziaria che permette di moltiplicare i tuoi profitti, ma anche di aumentare il rischio di perdere capitali finanziari. In questa guida scopriamo come è conveniente iniziare ad investire nel Forex e quali sono i migliori e più affidabili Broker Forex trading con cui compravendere attività finanziarie.

Investire nel Forex Trading: come guadagnare con la Leva finanziaria

Uno dei principali vantaggi derivanti dalla strategia di investimento nel Forex Trading è rappresentato dalla Leva finanziaria. Che cosa è? Si tratta di un utile strumento che consente di aprire posizioni di mercato per un ammontare di capitale più consistente rispetto a quello posseduto e depositato sul conto aperto. Questo tool si comporta come un moltiplicatore sia di profitti sia di perdite: ad esempio, una leva finanziaria di 1:150 consente di moltiplicare per 150 il capitale posseduto sul conto. Se sul conto hai versato 1.000 € e utilizzi una leva finanziaria 1:150 si possono aprire posizioni per 150.000 €. Ecco perché la maggior parte dei Broker regolamentati offrono il moltiplicatore della leva finanziaria gratuitamente, permettendo alla clientela di aprire un conto con soli 100 euro. L’esborso iniziale è definito margine ed il suo importo dipende da diversi fattori: ci sono prodotti che richiedono margini fissi a contratto ed altri in cui viene calcolato in percentuale sul valore della posizione.

Broker Forex Trading: quali scegliere per investire?

Il Forex Trading consente ai propri investitori di beneficiare di un mercato liquido dove avvengono ogni giorno il maggior numero di transazioni finanziarie, indipendentemente da dove ci si trovi. Basta avere un PC o un dispositivo elettronico connesso alla rete Internet per avere la possibilità di investire e guadagnare facendo trading online. Aprire posizioni è semplice e facile grazie alle Piattaforme trading dei migliori Broker online, i quali devono essere regolamenti ed autorizzati ad operare sul mercato. Navigando online si possono reperire davvero tanti player nel settore della compravendita di attività finanziarie. Scopriamo i migliori.

eToro: il leader del Social Trading

Se sei un neofita o sei alle primissime armi? Scopri i vantaggi nel fare Social trading o Copy Trading con eToro, il Broker che consente di investire su ben 9 criptovalute diverse, ovvero: Bitcoin, Ethereum, Ethereum Classic, Litecoin, Ripple, Bitcoin Cash, NEO, Stellar e Dash. Oltre alle criptovalute, eToro dà la possibilità di investire nei migliori ETF, titoli azionari, coppie di valute, indici e materie prime con CFD. Cosa significa fare Copy Trading? Il Social Trading aiuta gli investitori “in erba” a guadagnare replicando nel proprio portafoglio investimenti le migliori strategie messe in atto dagli eToro Popular Investor ovvero dai migliori Trader professionisti. In questo modo, anche chi si avvicina al mercato del Forex Trading può “copiare” abilmente le mosse strategiche dei migliori investitori, condividere con loro commenti e chiedere consigli. A metà strada tra un Social Network e una “classica” Piattaforma di Trading online, la Piattaforma di eToro è facile da utilizzare, user friendly e veloce. Inoltre, consente di beneficiare di un conto demo (con capitale virtuale), spreads bassi, zero commissioni, sezione dedicata alla formazione online, tool di didattica, calendario economico e news.

Trade.com

Il broker Trade.com è gestito dalla società Lead Capital Market Ltd., autorizzata e regolamentata dalla CySec, è in possesso di tutte le licenze necessarie per offrire i migliori servizi di Forex trading ai propri clienti. Grazie a questa Piattaforma di trading all’avanguardia, Trade.com soddisfa le esigenze di tutti gli investitori che vogliono compravendere asset tramite le modalità più comode: dispositivi elettronici, web e download. Tutti i trader possono operare su oltre 2.000 strumenti utilizzando un semplice tool di ricerca o sfruttando la lista di categorie degli asset mondiali: si possono ricercare i movimenti di un’attività finanziaria e studiarne lo storico e ricevere gli aggiornamenti in tempo reale. Trade.com offre la possibilità a tutti gli investitori di poter operare sui mercati internazionali grazie alla leva finanziaria 1:200. Il broker offre ben 3 differenti tipi di account per il trading CFD, a seconda di quanto il trader decide di depositare in fase iniziale: Conto Classic, Gold e Platinum. Grazie a Trade.com si può negoziare con criptovalute (Bitcoin, Litecoin, Dash, etc.), Titoli di stato disponibili in sterline, yen, euro e dollari (Leva fino a 1:100), materie prime (oro, argento, platino, rame, petrolio, grano, etc.), indici, ETF e opzioni binarie.

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Rage Against Mattarella

di SKA su Notizie Commentate il 28 Maggio 2018, 16:47

La politica del ‘eh ma quelli prima’ ha fatto i danni peggiori, ma soprattutto ci ha portato a questo punto. Il Presidente della Repubblica ha tutto il diritto di fare quel che ha fatto, guardando la situazione presente senza fare paragoni con il passato.

Ne ha il diritto come hanno già fatto decine di volte i presidenti passati, ossia porre il veto su uno dei nomi: che è quello che ha fatto. Ha chiesto di cambiare un nome perché oggettivamente irricevibile all’interno di un contesto europeo – l’uscita dall’euro non era nel ‘contratto’. Su 16 ministri ha posto il veto su uno e Lega/Pentastellati si sono impuntati come bambini, facendo saltare tutto: di chi è la colpa? Se per 3 mesi non si sono riusciti ad accordare, di chi è la responsabilità? Veramente vogliamo dire che è di Mattarella?

La nomina dei ministri è prerogativa del Presidente della Repubblica, il presidente del consiglio li indica solamente (Art. 92 Cost.) Avrebbe dovuto firmare la nomina di un ministro che reputa inadatto a ricoprire il ruolo previsto? Ciampi fece lo stesso con Previti – tra i tanti esempi pescati da tutte le volte che è stato rifiutato un ministro – e venne sostituito. Il problema non è che Savona possa pensare ad un’uscita dall’euro, ma che nel suo ultimo libro ha descritto un piano preciso per un’uscita dall’euro fatta in segreto: questa si chiama eversione. Il fatto che i lega/pentastellati si siano impuntati solo su quel nome senza avere neanche preso in considerazione alcuna alternativa – decidendo loro di far saltare il governo – è ancora più folle ed in più di qualche forma, sospetto.

Nel contratto di governo non era – più – prevista una messa in discussione della moneta unica, quindi è una follia pensare che si potesse accettare una proposta – ovviamente strumentale – come quella di Savona ministro.
La Lega ha teso la trappola e Mattarella ci è cascato consapevolmente, rendendo pubblica una consultazione privata, dando adito alla narrazione di “Re Sergio” che fa il dittatore sovrastando la “sovranità del popolo”, ma soprattutto facendo passare il messaggio che questa sia un’indicazione politica e non tecnica. Si poteva risparmiare la retorica dei risparmiatori, quella sì.

Sono i mercati a decidere le politiche nazionali? Sì. Ed è così da anni, non nascondiamoci sotto la sabbia.
Soprattutto se il tema è legato ad un ministero dell’economia, che è un’economia inserita all’interno di un contesto europeo. Sono tanti, troppi, gli elementi sovranazionali che influenzano la governabilità di un paese. Prima facciamo pace con questa realtà, senza clamori propagandistici, prima riusciremo a ritrovare un minimo di coesione sociale.

Nessuno dice che Giorgietti avesse le carte in regola (la maggior parte dei ministri che abbiamo avuto negli ultimi 30 anni non ne aveva) ma rappresentava una scelta politica legittima, votata dagli italiani ed esponente di spicco di uno dei partiti di maggioranza. Invece si è scelto di impuntarsi su un signore di 82 anni – la retorica dello svecchiamento dov’è finità? – che pur essendo stato ministro in passato, negli ultimi anni ha virato la sua posizione in ottica anti-euro e definendo la Merkel come una nazista. La base della consultazione era: ok per tutti e 15 i ministri, ma questo no. Se trovate un’alternativa andiamo avanti. E invece hanno fatto saltare tutto il banco. Le motivazioni sfavorevoli a Giorgetti non sono convincenti.

I cittadini sono frustrati da anni di governi tecnici? Non si capisce perché la frustrazione debba ricadere su un Presidente della Repubblica che sta semplicemente cercando di far rispettare la costituzione e non su 2 signori che si sono presentati entrambi come “premier”, ma che in quasi 3 mesi non sono riusciti a fare uno straccio di governo o trovare un accordo. Mattarella ha ascoltato e atteso, è intervenuto soltanto ora quando era evidente la trappola di Salvini (ma ce lo ricordiamo Scalfaro quando tuonava “io non ci sto” ?)

Mattarella aveva semplicemente proposto di sostituire Savona con Giorgetti, esponente legittimamente eletto dal “popolo del cambiamento” e tra le fila della Lega. Hanno invece preferito far saltare tutto in maniera irresponsabile, lasciando come unica alternativa un ulteriore governo tecnico contro il quale poter nuovamente riversare la propaganda populista. Hanno avuto la loro occasione di dimostrare che potevano fare il “governo del cambiamento” e non sono riusciti a portarlo a compimento. Comprensibile che sia più facile inveire contro a una persona piuttosto che guardarsi dentro casa, ma le cose sono molto più complicate di come le si sta dipingendo, in particolare con la retorica da ‘nemico accentratore’ contro ‘Re Sergio’.

Mattarella si è trovato da solo ora a combattere due poteri volgari: il mercato da una parte e i populismi di Lega e M5S dall’altra, cercando di dare governabilità al nostro paese e tenere a freno gli sbalzi del mercato finanziario causati dall’instabilità.

Salvini ha forzato la mano sfruttando l’inesperienza del Movimento 5 Stelle. M5S però anziché distinguersi ha deciso di appiattirsi sulla prova di forza leghista, quando solo mercoledì scorso Di Maio diceva legittimamente che “Sui ministri non c’è nessuna discussione in atto perché i ministri li sceglie il presidente della Repubblica. Non fate retroscena sui ministri perché non c’è niente”. Ha lasciato da parte il rispetto dello Stato per andare dietro alla Lega, che probabilmente non aveva in realtà alcun interesse a governare insieme a Casaleggio ed ha preferito sfilarsi e sacrificare tutto in favore di nuove elezioni che sicuramente lo premieranno.

Il risultato è che un governo dovrà essere fatto, anche solo per traghettarci alle nuove elezioni, quindi ci becchiamo l’ennesimo governo tecnico a firma Cottarelli, nonostante ci fosse una maggioranza parlamentare in grado di avere i voti per governare.

Si sono catalizzate le attenzioni, positive e negative, su Mattarella – che se le becca in maniera consapevole – quando i responsabili sono altri. Cari ragazzi del Movimento 5 Stelle: ci siete cascati con tutte le scarpe, fidandovi di Salvini che vi ha sfruttato per poter tornare ad elezioni rubando elettorato in primis a voi e successivamente alla coalizione di destra che sarà costretta a raccogliersi attorno la sua figura.

E al PD ora forse i popcorn staranno andando di traverso. O almeno si spera.

(Nota: si tratta di una riflessione fatta in vari ambiti social attraverso commenti sparsi, rimessa più o meno in ordine per riassumerla e non perderla)

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Bitcoin e criptovalute: nonostante le difficoltà cresce la fiducia

di SKA su ControInformazione, Notizie Commentate il 22 Maggio 2018, 17:27

Quale sarà il destino delle criptomonete in futuro? Molto spesso, quando si affronta la questione, si fa l’errore di pensare solo ed esclusivamente al bitcoin in questo ambito. In realtà, tra i due termini passa la stessa differenza che c’è tra una pizza ed una pizza margherita. Le criptovalute sono tutti quei sistemi monetari che utilizzano un codice crittografico. Il bitcoin è stato il primo esempio assoluto di criptomoneta. La distinzione è doverosa per poter rispondere alla domanda posta sopra.

Le critiche ai bitcoin

Verso i bitcoin, la critica non ha mai avuto occhi di riguardo. I suoi detrattori sono stati sempre maggiori degli estimatori. Ultimamente, da quando la creatura di Nakamoto ha raggiunto una certa stabilità finanziaria, il «terreno di caccia» si è spostato dalla volatilità al consumo eccessivo di energia elettrica. Il New York Times, citando l’economista Alex de Vries e la società Morgan Stanley, ha affermato che «l’energia consumata per ottenere ogni bitcoin è pari a quella usata in due anni da una famiglia americana media». O, per vederla più in grande, «il totale dei computer che fanno parte del sistema Bitc consuma in un giorno la stessa energia di una nazione di media grandezza». Il già citato De Vries ha anche affermato che il problema energetico non è legato solo alla fase estrattiva ma anche alle singole operazioni dei bitcoin. Queste ultime arriverebbero a consumare l’elettricità necessaria per fare 80mila transazioni con carte Visa.

Questa argomentazione ha forse più presa tra gli indecisi, di quella legata alla eccessiva volatilità e scarsa affidabilità finanziaria della creatura di Nakamoto. Al problema energetico sono connessi altri due aspetti che vanno considerati: l’eccessiva difficoltà di estrazione dei blocchi e le fee (ovvero. le tasse) che diventano via via più costose. Se a queste aggiungiamo la lentezza nelle transazioni, non si può non affermare che bitcoin deve risolvere un bel po’ di problemi per poter conquistarsi il suo «posto in paradiso».

L’alternativa più credibile ai bitcoin

I «bug» di bitcoin, non devono far pensare ad un fallimento totale delle criptovalute. Dopo la sua nascita, infatti, sono «venuti al mondo», numerosi altcoin, alcuni dei quali hanno cercato di risolvere i problemi legati alla «criptovaluta madre». Ciò che è bene sottolineare è che lo stesso mercato, con il passare del tempo, si è dimostrato sempre più possibilista nei confronti di una «convivenza economica» con queste nuove forme finanziarie.

Da questo punto di vista, la criptovaluta che sta avendo maggior successo è Litecoin. Si tratta di una rete di pagamento open source decentralizzata che offre dei tempi di conferma delle transazioni molto più rapidi e con una migliore efficienza di archiviazione delle transazioni rispetto a bitcoin. Inoltre, ha fees minori rispetto a quelle di Bitcoin. Parliamo di pochi centesimi, rispetto agli attuali 20-40 dollari per transazione della criptovaluta più famosa. La caratteristica più importante, però, è un’altra: l’algoritmo di Litecoin dovrebbe infatti impedire la formazione di grosse mining pool che finirebbero di fatto per tenere in ostaggio la criptovaluta.

Quella della «democratizzazione» dei Bitcoin è un altro tasto dolente. Proprio per la complessità della sua fase estrattiva, sono in molti ad attaccare quest’ultimo puntando sul fatto che sia andato contro i suoi stessi principi. Attualmente, infatti, circa mille persone possiedono il 40% dei Bitcoin esistenti e il misterioso inventore, Satoshi Nakamoto, possiede da solo il 6% del circolante.

Via alle trattative

 Al di là dei dubbi legati al suo futuro, va, però, detto che sono sempre di più le operazioni finanziarie che vengono compiute mediante bitcoin. In Turchia, lo scorso gennaio, si è assistito anche al primo calciatore acquistato con la criptovaluta di Nakamoto. Il giocatore in questione è Omer Faruk Kiroglu, ed è passato al Harunustaspor, che milita nella settima divisione del calcio turco per poco meno di mille euro. Per avere Kiroglu, infatti, il club in questione ha depositato 500 euro in contanti più 0,0524 Bitcoin (circa 440 euro al cambio odierno).

In Italia, lo scorso anno, il gruppo Immobiliare Barletta ha annunciato la possibilità di acquistare in bitcoin uno dei 123 appartamenti facenti parte di un edificio riqualificato nel quartiere San Lorenzo a Roma.  Da notare che, in entrambi i casi citati, non è stato assicurato uno dei capisaldi della criptovalutta, ovvero l’anonimato delle transazioni.

Dunque, nonostante le difficoltà, la fiducia nei bitcoin continua a crescere, così come quella nei suoi alter ego. Quindi, per rispondere alla domanda di inizio articolo, sembra proprio che le criptovalute siano destinate a diventare una forma sempre più diffusa di transazione finanziaria.

Sorgente: Criptomag – Il primo sito italiano su bitcoin e criptovalute

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Pronostici e consigli utili per le scommesse sportive invadono il web, ecco perché sono così richiesti.

di SKA su Notizie Commentate il 24 Aprile 2018, 15:47

Tra gli amanti delle scommesse sportive negli ultimi anni è consuetudine andare a sbirciare qualche sito che tratta l’argomento pronostici per trovare consigli utili per le loro scommesse. Un tempo i pronostici erano poco affidabili ed erano più di nicchia perché distribuiti su carta stampata e li conoscevano in pochi. Grazie ad internet oggi invece hanno conosciuto la giusta popolarità a ricompensa del lavoro fatto dagli esperite per fornire pronostici e informazioni sugli incontri. Ci sono tanti siti di pronostici in rete come ad esempio Magodelpronostico che forniscono i pronostici del giorno e tanti consigli per scommesse, ma solo alcuni sono professionali e affidabili perché per poter stilare pronostici bisogna avere una buona esperienza sia nel leggere gli incontri che nel trovare le informazioni che servono.

Per trovare  tutte le informazioni che si trovano su questi siti a monte c’è un gran lavoro di ricerca da parte degli esperti che attraverso diverse fonti raccolgono tantissime informazioni e le mettono a disposizione dei lettori, solitamente divise in apposite sezioni in base ai diversi campionati così che sia anche facile per i lettori trovare i pronostici a cui sono interessati senza dover girare in rete su diversi siti con tutte le difficoltà per la consultazione di più siti contemporaneamente oltre che dover perdere parecchio tempo in queste operazioni, invece così gli viene semplificata la vita e questo è stato molto apprezzato da tantissimi giocatori.

Sono infatti tantissimi coloro i quali prima di giocare una schedina consultano questi siti anche perché i tipster che gestiscono questi portali oltre a mettere a disposizione la loro esperienza ha insegnato ai meno esperti cosa dover valutare prima dio formulare un pronostico così da essere consapevoli delle giocate fatte e questo ha portato ad un aumento delle vincite da parte dei giocatori che si sono ben presto accori di cosa voglia dire approcciarsi alle scommesse sportive in maniera superficiale e quindi partendo già da perdenti oppure porsi in modo serio e professionale così da poter sperare in qualche vincita.

Il gioco online in Italia è in continua crescita sotto ogni punto di vista, infatti giocatori non chiedono più solo le scommesse nella  sua formula classica, ma anche i giochi da casino proposti da ormai tutti gli operatori  perché oggi i casino online hanno tutti i giochi casino come in quelli terrestri come le slot machines, la roulette on line, il black jack online e i video poker molto amato dai giocatori soprattutto online che possono trovare tantissimi titoli e giochi come nei veri casino così che siano completi e possano soddisfare tutte le esigenze dei suoi utenti e questo ha fatto sì che il gioco in generale conoscesse un successo senza precedenti.

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Trattativa Stato-mafia, condannati Mori, De Donno, Dell’Utri e Bagarella. Assolto Mancino – Repubblica.it

di SKA su Antimafia il 20 Aprile 2018, 17:51

La sentenza della corte d’assise di Palermo dopo 5 anni di processo. I giudici accolgono la ricostruzione della procura sulla stagione del 1992-1993.

“Condannati gli uomini delle istituzioni e i mafiosi per la trattativa Stato-mafia. Dodici anni per gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni, dodici anni per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, 8 anni per per l’ex colonnello Giuseppe De Donno. Ventotto anni per il boss Leoluca Bagarella. Assolto l’ex ministro Nicola Mancino. Massimo Ciancimino, il supertestimone del processo, condannato a 8 anni per calunnia, assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E’ scattata la prescrizione per il pentito Giovanni Brusca.

Dopo 5 anni e 6 mesi di processo, 5 giorni di camera di consiglio, ecco il verdetto della Corte d’assise di Palermo presieduta da Alfredo Montalto (giudice a latere Stefania Brambille) nel processo chiamato a indagare sulla terribile stagione del 1992-1993, insanguinata dalle stragi Falcone e Borsellino e poi dagli attentati di Roma, Milano e Firenze. All’ex ministro Mancino era stata contestata la falsa testimonianza; agli altri uomini delle istituzioni, il reato di concorso in minaccia a un corpo politico dello Stato, minaccia lanciata dai mafiosi con le bombe. (…) Le motivazioni della sentenza arriveranno fra novanta giorni”.

Sorgente: Trattativa Stato-mafia, condannati Mori, De Donno, Dell’Utri e Bagarella. Assolto Mancino – Repubblica.it

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Il Forex ai tempi dei social

di SKA su Notizie Commentate il 13 Aprile 2018, 10:59

Non bisogna essere investitori o grandi uomini d’affari per capire che Investire nello scambio di valute possa generare profitti altissimi.

Questa attività prende il nome di Forex, che sta per Foreign Exchange Market, ovvero, scambio di valute sui mercati esteri.

Si ma, cos è il forex? Il forex e’ proprio l’investimento sugli scambi delle monete mondiali. Euro/Dollaro, Sterlina/Yen, ecc…

Ogni giorno, continuamente, il valore delle valute cambia. Questo cambiamento continuo e dinamico e’ influenzato da innumerevoli fattori. Dall’ andamento dei mercati (domanda/offerta), dai grandi annunci economici, dalle catastrofi naturali, dai periodi festivi, dagli eventi politici, ecc..

Investire da casa

Fino alla fine degli anni ’90, chiunque volesse cimentarsi con questo tipo di business, poteva farlo solo attraverso le banche o attraverso compagnie di brokers piu’ o meno affidabili.

La grande rivoluzione fu portare il forex nelle case della gente attraverso internet. Questo creò un vero e proprio boom.

Non c’era sito o forum che non parlasse del grande fenomeno del forex e di come si potesse realmente guadagnare.

All’ epoca le informazioni non erano cosi’ veloci ed immediate come oggi. Se qualcuno veniva raggirato o truffato da qualche broker disonesto, era difficile farlo sapere. Prima che la notizia iniziasse a girare, occorreva molto tempo.

Questo ha contribuito alla perdita di interesse da parte delle persone riguardo a questo tipo di opportunita’ di guadagno. Un vero peccato, perche’ resta sempre uno sei piu’ validi e stabili.

Oggi, grazie alla rivoluzione dei social networks, operare in modo disonesto e poco pulito diventa subito di domino pubblico e il giochino dura poco.

Questo ha permesso alle persone di potersi orientare meglio e scegliere il broker forex piu’ onesto. Nella rete, il feedback e’ immediato e diretto. Se un broker non paga o non supporta, o non opera bene, viene immeditamente demolito.

Ecco perché oggi, paradossalmente è più facile trovare un broker corretto per operare con il forex.

Il primo passo è la chiave

Quindi, il consiglio è questo: quando cercate un broker per iniziare a muovere I primi passi negli investimenti online, prima di farvi attirare dalle pubblicità o dalla faccia di qualche campione dell sport, cercate sempre gruppi su Facebook che aggregano persone la quali hanno avuto a che fare con il broker in questione.

Leggete, documentatevi, accrescete la vostra conoscenza, perché grazie alla rete e, soprattutto, alle opinioni della gente, potreste evitare di affidare I vostri risparmi nelle mani sbagliate.

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Smettere di giocare: da Totti a Buffon

di SKA su Notizie Commentate il 23 Febbraio 2018, 15:59

Dire addio alla propria passione, dopo anni di ‘’onorata carriera’’, è difficile per tutti. In particolar modo per chi – durante questa carriera – ha raggiunto traguardi importantissimi. Non a caso i grandi campioni fanno sempre fatica a dire basta al calcio giocato.

Ultimo esempio è quello di Francesco Totti, icona della Roma e idolo indiscusso della tifoseria giallorossa. La sua ultima gara con la maglia della Roma l’ha giocata il 28 maggio 2017, nel match dell’Olimpico contro il Genoa. Una partita che passerà alla storia come una delle più commoventi della storia del calcio. Una città intera ferma, paralizzata, ad ammirare le ultime giocate del Pupone su quel campo dove ha conquistato lo scudetto più sofferto e sentito. Per l’occasione la Roma chiese ed ottenne l’anticipo della partita in modo da poter dedicare la sera ai festeggiamenti d’addio. Dopo l’addio al calcio giocato Francesco Totti ha continuato la sua carriera nella Roma, ma questa volte nelle vesti di dirigente. Una scelta difficile per chi ha dato tanto alla Roma e al calcio in generale, ma che ha ricevuto importanti riconoscimenti, arrivando a vincere il Mondiale in Germania nel 2006 sotto la guida di Marcello Lippi.

Gigi Buffon

Dopo Francesco Totti, toccherà a lui. Gigi Buffon, capitano della Juventus e della Nazionale italiana di calcio. Uno dei portieri più forti della storia del calcio, se non il più forte in assoluto. Il portierone bianconero sta vivendo una stagione altalenante dal punto di vista delle presenze, anche a causa dei diversi acciacchi fisici che lo hanno costretto a cedere il posto tra i pali lungo la stagione.

La sua voglia di continuare a giocare ed a stupire tutti, però, supera ogni difficoltà. L’ex portiere del Parma, infatti, punta al rinnovo con la società bianconera. La società ci sta pensando perchè ad uno come Gigi Buffon non si può dire di no, anche alla soglia dei 40 anni. Se dovesse rinnovare con la Juventus per un altro anno Gigi Buffon potrebbe puntare al record di presenze in Serie A, detenuto dalla bandiera milanista Paolo Maldini. Dinanzi ad un talento di tale portata, però, nessun record mancato o centrato potrebbe scalfirne l’importanza per l’intero movimento calcistico italiano e mondiale.

Se Buffon sta pensando di rinnovare per un altro anno il motivo è da ricercare nel fatto che chi gioca in una squadra che aspira a vincere sempre tutto è difficile smettere perchè il professionista è sempre spinto a fare meglio. E la Juve degli ultimi anni, quote di www.skybet.it alla mano, è senz’altro la squadra favorita a vincere ogni anno Serie A e tra le più accreditate della Champions League. Non ci sarà da meravigliarsi, dunque, se il prossimo anno ci ritroveremo ancora a raccontare le gesta di uno dei portieri più amati della storia del calcio italiano. Un atleta che ha ispirato centinaia di giovani, spronandoli a fare sempre meglio per raggiungere traguardi importantissimi come la vittoria del Mondiale in Germania nel 2006, insieme all’altro mito, Francesco Totti.

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I pronostici della rete spopolano tra gli scommettitori ecco come scovare i migliori

di SKA su Notizie Commentate il 29 Novembre 2017, 19:04

Da qualche anno a questa parte abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione del fenomeno scommesse sportive e pronostici in rete.  Se un tempo si poteva giocare solo in sale scommesse ora invece grazie all’evoluzione della tecnologia e la facilità di connessione alla rete è possibile giocare online da qualsiasi luogo e in qualsiasi orario e questo ha fatto si che la passione per questo gioco aumentasse a dismisura.

Da quando si parla di scommesse sportive si parla di pronostici ed anche questi hanno subito un evoluzione grandissima ed anche loro corrono in rete. Ci sono molti siti che trattano di pronostici come ad esempio www.bonusvip.it che ogni giorno offrono pronostici scommesse e forniscono tutti gli strumenti di cui ha bisogno uno scommettitore compresi  bonus scommesse comparazione quote e molto altro. I pronostici vengono redatti da esperti del settore ed attraverso analisi dettagliate di ogni singolo incontro sono in grado di fornire i loro pronostici che anche se non condivisi completamente sono un ottimo spunto di partenza e di confronto prima di effettuare le proprie giocate.

Le analisi partono da uno sguardo all’aspetto statistico con analisi degli ultimi risultati, scontri diretti, posizione in classifica per poi passare all’analisi tecnica dell’incontro vagliando probabili formazioni, squalificati, infortunati così da avere un quadro il più completo possibile sull’incontro dare il proprio pronostico il più affidabile possibile. Questi portali di pronostici vengono così apprezzati dai giocatori sia inesperti che più esperti perché mettono a loro disposizione tutte le informazioni necessarie per formulare il proprio pronostico in unica pagina e facendo evitare la ricerca su diversi siti oltre che fornire gratuitamente altri servizi come ad esempio il confronto tra le quote dei diversi siti di gioco così da giocare sempre sul sito che ci garantisce la vincita più alta.

Questi portali di pronostici anche se non hanno la sfera di cristallo per prevedere il futuro sono un ottima base di partenza e e spunto di riflessione per le proprie giocate così da effettuare solo giocate consapevoli e non affidate al caso e mantenere alta la passione verso questo gioco.

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Andare negli Stati Uniti: l’autorizzazione ESTA

di SKA su ControInformazione il 12 Ottobre 2017, 08:05

Nei giorni precedenti alla scrittura di questo articolo ho avuto il piacere di scambiare qualche email con un lettore di vecchia data – Paolo – che ha letto con interesse il post in cui si parlava di Canada e le loro autorizzazioni di viaggio. Abbiamo scoperto una – inevitabile – passione comune per il Nordamerica tutto ed in uno degli scambi mi chiedeva: ma anche per andare negli Stati Uniti ci sono le stesse regole?

Negli Stati Uniti il processo è leggermente diverso, anche qua distinto tra viaggiatori ed immigranti – poi lo vediamo – ma assolutamente abbordabile per chiunque. Se stai pensando di andare negli Stati Uniti nel prossimo futuro, per un viaggio turistico, un viaggio di nozze, un colloquio conoscitivo d’affari o comunque con una permanenza breve e non lavorativa è bene continuare a leggere.

Cosa ti serve: ESTA
Innanzitutto serve il permesso ESTA, che sta per “Electronic System for Travel Authorization” ossia un’Autorizzazione al Viaggio elettornica. ESTA si tratta di un sistema automatizzato che viene utilizzato per verificare se i viaggiatori sono idonei o meno per andare negli Stati Uniti. Rappresenta il documento finale che viene rilasciato al seguito di un processo elettronico che consente di richiedere autorizzazione di ingresso negli USA attraverso Internet a tutti i cittadini che fanno parte del Visa Waiver Program (VWP).

ESTA è un livello di sicurezza ulteriore che consente a che permette al Dipartimento di Sicurezza Nazionale (Department of Homeland Security – DHS) di determinare se un individuo, prima del suo arrivo negli Stati Uniti, è idoneo all’ingresso nel Paese e se può rappresentare un rischio per la sicurezza.

Il VWP invece non è altro che un programma di Viaggio senza Visto dedicato ai cittadini di 38 paesi aderenti (tra cui l’Italia) e consente di andare negli USA senza il bisogno di un Visto non-immigranti.
Molto importante: il programma ESTA è diventato obbligatorio dal 12 gennaio 2009 e da questa data per tutti i cittadini appartenenti alle nazioni aderenti al VWP è necessario ottenere un’autorizzazione di viaggio ESTA prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Nota bene: se pensate di partire nelle prossime settimane o mesi, avvantaggiatevi, meglio farlo con largo anticipo.

Differenze tra Visto USA e ESTA
C’è da fare una doverosa precisazione e distinzione: ESTA non è un Visto (nonostante venga comunemente anche chiamato Visto ESTA) in quanto non è in linea con i requisiti di un Visto USA regolare. ESTA però ci offre la possibilità – come abbiamo già detto – di volare verso gli Stati Uniti pur non avendo bisogno di un visto USA.

Alcuni casi esemplificativi che parlano da soli:
Viaggi negli USA per motivi di lavoro: devi richiedere un Visto USA tradizionale (visto per non immigranti)
Vuoi emigrare negli USA: anche qua dovrai richiedere un Visto USA standard (visto per immigranti)
Vai in Vacanza negli Stati Uniti e la tua nazione fa parte del VWP: devi richiedere ESTA

Se hai già un Visto – per lavoro, ad esempio – : non sei tenuto a fare richiesta dell autorizzazione ESTA. Potrai accedere negli USA in base alle condizioni presente sul tuo Visto.

Come ottenere l’autorizzazione ESTA
Presentare una domanda ESTA è un procedura molto semplice e si effettua compilando apposito modulo online attraverso agenzie autorizzate, come ad esempio https://application-esta.us/application

Si deve accedere al sito web in cui ci si ritrova direttamente nella versione in italiano e compilare tutti i campi direttamente on line. Se non si può o non si riesce può farlo tranquillamente qualcun altro al posto tuo, sia un parente, un amico o direttamente il vostro tour operator se state effettuando un viaggio organizzato. Bisogna indicare i soliti dati di base (nome, data di nascita, cittadinanza) con in più i dati del passaporto e recapiti di contatto. Andranno fornite anche indicazioni relative al viaggio: numero di volo e compagnia, città di partenza e indirizzo di alloggio negli Stati Uniti (l’albergo, la struttura ricettiva, casa della zia Maggie).
Verranno richieste anche stato di salute ed eventuali condanne penali (bisogna anche spiegare perché queste due informazioni sono fondamentali?).

L’autorizzazione ESTA è a pagamento, dal settembre 2010: costa 14 dollari e deve essere effettuata tramite carta di credito.

Validità dell’autorizzazione ESTA
ESTA è valida per 2 anni a partire dalla data di concessione, oppure fino alla naturale scadenza del passaporto (o revoca per altri motivi). Da quel momento si può entrare negli USA per viaggi illimitati senza richiedere ulteriori autorizzazioni ESTA: ogni singolo soggiorno non può però essere superiore a 90 giorni di permanenza.

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Italia prima in europa per il gioco d’azzardo

di Camerata Stizza su Notizie Commentate il 4 Ottobre 2017, 23:59

Se l’Italia non può purtroppo vantare alcun primato nei settori occupazionali e di welfare sociale, vanta purtroppo un primato europeo tra i meno ambiti: abbiamo una slot machine ogni 143 abitanti, he è quasi la metà di altri paesi come la Spagna (245) o la Germania (261).
Si tratta di un report uscito proprio in questi giorni rilasciato da Osserva Italia, un’iniziativa de La Repubblica Affari&Finanza in collaborazione con Conad e Nielsen.
Ne abbiamo parlato spesso, purtroppo, in Italia un settore che tira tantissimo è quello del gioco d’azzardo, tanto che nel solo 2016 il gettito raccolto si aggira attorno ai 96 miliardi di euro ripartiti tra slot da intrattenimento (26,3 miliardi), videolotterie (23,1), giochi di carte (16), lotto (8) e pronostici sportivi (7,5). Tutto il resto viene ripartito tra le sempre minori scommesse ippiche, virtuali, bingo e giochi a totalizzatore (es. Superenalotto).

Le slot machine da intrattenimento e le videolottery sono attualmente le tipologie che, da sole, raccolgono il 51% da gioco d’azzardo; seguono i giochi di carte (17%), le lotterie e il gratta e vinci (9%), il lotto (8%) ed a seguire le altre attività.

I numeri delle sale fisiche attive: 206 sale bingo, 1.333 punti per effettuare scommesse sportive, 3.160 per le scommesse ippiche, 5 mila sale videolottery, 33.800 luoghi per giochi a totalizzatore, 34 mila ricevitorie del lotto, 63 mila punti di vendita per le lotterie, 85 mila esercizi commerciali con slot. E i tantissimi siti Internet di scommesse online e Siti casino gratis per vincere soldi veri, molti dei quali sono stati inibiti dopo la stretta dell’AAMS. Va sempre verificata l’effettiva autorizzazione del sito di riferimento.

I numeri delle macchinette mangiasoldi e del gioco d’azzardo legale sono legati anche alle perdite da parte dei giocatori: in questo senso l’Italia occupa il nono posto al mondo per perdite. Tanto interesse economica porta da una parte vere e proprie patologie – ludopatie – e al rischio di tracolli economici famigliari; dall’altra l’interesse delle criminalità organizzate è sempre più alto. Il rapporto della Direzione Investigativa Antimafia degli ultimi due semestri 2016, presentata al Parlamento, pone l’accento su quanto “permane l’interesse della criminalità verso il gioco d’azzardo, le scommesse e i videogiochi”.

Nella conferenza Stato-regioni sul riordino dei giochi d’azzardo si è raggiunto l’accordo che nei prossimi 3 anni verranno dimezzati i punti gioco, mentre vengono lasciate in mano ai sindaci le decisioni relative alle fasce orarie o alle distanze da tenere da scuole e zone di aggregazione giovanile per i luoghi di gioco.

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Vendita auto: internet nuova frontiera?

di SKA su Notizie Commentate il 21 Settembre 2017, 22:59

Che internet abbia cambiato le carte per molti settori economici è sotto gli occhi di tutti: su internet facciamo transazioni, acquistiamo voli e prenotiamo alberghi, condividiamo momenti importanti della nostra vita, cerchiamo l’appartamento ideale o – perché no – facciamo perfino la spesa. Alcune pratiche però vengono dimenticate, e molti non sanno che su internet si può perfino vendere la propria auto.

Gli italiani sono un popolo di automobilisti, questo è chiaro. I dati del primo semestre 2017 del Ministero dei Trasporti mostrano vendite di circa l’8% superiori rispetto allo stesso periodo del 2016 – anno in cui si sono conclusi gli incentivi statali alle vendite e che già si era chiuso positivamente. La crescita però interessa anche il mercato dell’usato. Sempre più spesso gli italiani aggiornano il loro parco macchine rivolgendosi al mercato delle auto di seconda mano. Come mai? Anche in questo caso entrano in gioco le nuove tecnologie disponibili.

Il mezzo più conosciuto per rivendere la proprio auto usata è eBay Cars: grazie alla crescente specializzazione, il sito di aste offre tantissimi servizi, tra cui la compravendita di auto online. E anche qui il processo è facilissimo. Basta inserire il tipo di modello desiderato, il codice postale di riferimento e alcune informazioni aggiuntive per trovare subito gli annunci di auto usate nelle vicinanze. Una volta trovata l’auto che si vuole comprare, basterà contattare il venditore e fargli un’offerta; oppure si può decidere di acquistare l’auto senza contrattazioni al prezzo suggerito dal venditore, con eBay sempre a supervisionare la transazione.

Però a volte occorre rivendere la propria macchina, e non tutti vogliono rivolgersi ad un servizio di aste, né dedicare il proprio tempo ad acquirenti che si tirano indietro all’ultimo minuto. Tra i nuovi siti dove è possibile comprare auto usate c’è Noicompriamoauto.it, grazie a cui rivendere la propria auto è più facile del previsto. Basta inserire alcune informazioni nello strumento di valutazione in cima alla pagina per ricevere una prima stima del proprio mezzo. Ma il vero valore sarà determinato dalla perizia dal vivo, con cui un esperto analizzerà lo stato delle componenti e farà un’offerta. La stima è gratuita e l’offerta non vincolante: si può sempre decidere se accettare o meno.

E per chi vuole semplicemente piazzare un annuncio? C’è la classica contrattazione tra privati, su cui avanza qualche scetticismo. Internet è pieno di sezioni di annunci e forum dove i proprietari di una macchina possono piazzare la loro offerta liberamente. Quello che si guadagna in libertà si perde però in sicurezza: non è raro incappare in frodi o vendite deludenti, per non parlare delle auto di dubbia origine. Proprio per questo è sempre bene rivolgersi a canali dietro cui ci sono aziende dalla provenienza ben chiara. Inoltre, molte piattaforme online come quelle appena citate si occupano anche del disbrigo della burocrazia, rendendo la vendita facile come ci si aspetterebbe dalle nuove tecnologie.

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Andare in Canada: tutto quello che devi sapere

di SKA su ControInformazione il 29 Agosto 2017, 13:58

Nei mesi passati ho preso in considerazione varie volte l’ipotesi di andare via dall’Italia, soprattutto a seguito di alcune allettanti proposte di lavoro – al quale mi ero candidato – provenienti sia dall’Europa che da oltreoceano. Per muoversi in Europa non ci sono più particolari problemi o burocrazie di sorta al quale attenersi (salvo casi specifici, tipo la Gran Bretagna), mentre per quanto riguarda le mete oltreoceano più interessanti lavorativamente parlando – Canada e Stati Uniti – le cose si fanno un filo più complicate, ma neanche troppo.

Avendo instaurato una lunga conversazione via mail e skype con un’azienda canadese, mi ero preparato una lunga serie di appunti in forma di lista su tutto quel che c’è da fare e da sapere per andare a vivere nel paese nordamericano. Poi il trasferimento non si è più fatto, ma gli appunti e le informazioni recuperate credo possano ancora essere utili per i lettori. Andare in Canada resta ancora un sogno, che prima o poi potrebbe avverarsi.

Partirei da alcuni dati recenti come premessa: il Country RepTrak 2017, è un indice che misura la reputazione globale dei 55 Paesi con il Prodotto interno lordo più alto. Ed in questa classifica il Canada risulta il paese con la migliore reputazione al mondo, dopo arrivano Svezia e Svizzera. Ovviamente l’Italia è fuori dalla top10. Il Canada si colloca poi al 6° posto nel mondo per indice di sviluppo umano, in cui si prendono in considerazione l’alfabetizzazione, le libertà civili ed economiche ed ovviamente la qualità della vita. Lonely Planet segnala il paese delle foglie d’acero come prima meta consigliata per il 2017.

L’indice di disoccupazione si aggira attorno al 7%, mentre in Italia siamo attorno al 12% (che sale al 40% se consideriamo la fascia di età più giovane fino ai 30 anni), è inevitabile quindi che il Canada sia considerarsi meta di attrazione sia per chi è in cerca di opportunità lavorative, ma anche per chi vuole godersi la pensione in un paese accogliente. Secondo i dati INPS infatti i pensionati italiani residenti in Canada sono circa 65mila.

Ora è venuta voglia anche a voi? Passiamo alle informazioni più concrete, allora. Sicuramente dovrete munirvi di un passaporto valido e documenti di identità. Nei casi in cui vi vogliate trasferire – o fare dei colloqui – per lavoro sarà necessaria la conoscenza della lingua inglese e francese, così come relativi curriculum e lettere di presentazioni in entrambe le lingue.

All’ingresso bisogna dimostrare di avere sufficiente denaro per il viaggio e di avere forti legami con il paese di origine (nel nostro caso l’Italia) che significa: famiglia e lavoro. Bisogna godere di buona salute, se viaggiate con un animale di compagnia bisogna avere tutti i certificati di vaccinazione ed è necessario dimostrare di voler tornare nel proprio paese di origine una volta terminato il viaggio (nei casi di turismo, nei casi di lavoro vedi sotto).

eTA – Autorizzazione Elettronica di Viaggio

Dal 15 marzo 2016 (prorogato poi al 30 settembre 2016) è diventato obbligatorio fare richiesta della eTA – Electronic Travel Authorization per gli stranieri che non necessitano di una visto per entrare in Canada e per i residenti negli Stati Uniti che entrano per via aerea. L’autorizzazione serve alle autorità canadesi per identificare e controllare i viaggiatori e verificare se il viaggio possa comportare rischi alla sicurezza nazionale. Per ottenere maggiori informazioni sull’eTA si può andare su https://eta-canada.it/faq/ che approfondisce la tematica in maniera dettagliata e consente di avviare la pratica di richiesta autorizzazione. Si fa online in poco tempo ed ha validità di 5 anni. Si collega elettronicamente al vostro passaporto (che ovviamente dovrà essere lo stesso con il quale viaggiate)

L’autorizzazione consente di verificare l’idoneità del passeggero che non ha bisogno di visto d’ingresso, quindi praticamente tutti i passeggeri che vogliano arrivare in Canada per via aerea. Nei casi relativi alla ricerca di lavoro invece avrete bisogno di un’autorizzazione di lavoro temporanea. Gli studenti e i lavoratori temporanei provenienti dai paesi che necessitano di un’eTA e che hanno ricevuto permessi di lavoro o di studio prima del 1° agosto 2015 e che pensano ritornare in Canada via aerea, avranno comunque bisogno di un’eTA.

Fate eTA prima di acquistare i biglietti dell’aereo.
All’arrivo troverete un ufficiale d’immigrazione che vi farà una breve intervista per accertare l’idoneità in base ai requisiti di cui sopra ed in caso positivo confermerà l’ingresso scrivendo sul passaporto il limite di tempo concesso per restare in Canada, che di solito è di 6 mesi.

Prima di pensare ad un trasferimento definitivo consiglio di prendersi del tempo per fare un bel viaggio e scoprire le bellezze del Canada, conoscere le persone e magari parlare anche con qualche ufficio. Qualora non dovesse fare al caso vostro, avrete fatto comunque un’esperienza indimenticabile.

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WTF?

Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.