Un’Italica Icona Pop

di SKA su Satira il 22 Dicembre 2009, 17:05

Scaricabile 25Scritto per ScaricaBile 25 con ideazione della copertina, poi magistralmente elaborata da STE. Andatevi a leggere tutto all’interno del numero, grosse sorprese.

Cos’hanno in comune Michael Jackson, Mr T dell’A-Team, Che Guevara, UAN di Bim Bum Bam e Berlusconi? E’ la storia iconografica che li ha eretti a simboli pop-rivoluzionari a cavallo di due secoli e destinati a rimanere fari che illuminano le speranze di intere generazioni della storia contemporanea.

La mostra mercato qui da noi esposta vuole rendere omaggio ad un’icona Italiana di cui la propria Patria potrà andare fiera in ambito mondiale per i secoli dei secoli.

L’esposizione analizza, fra sacro e profano, lo sfruttamento dell’immagine più famosa del Presidente Berlusconi: la foto, appunto, scattata da un anonimo fotografo nel 2009 durante l’oramai celebre “Battaglia di Piazza Duomo” in cui il nostro eroe uscì ferito, ma indomito, e ribattezzata immediatamente “Il Combattente Eroico”. Dalla prima apparizione dell’immagine, avvenuta il 14 Dicembre del 2009 su tutti i media televisivi nazionali ed internazionali divenne rapidamente un’effige popolare per tutti i veri Patrioti, esposta sulle maggiori riviste, sui muri, sui cavalcavia fino ad arrivare ai giorni nostri. Un’immagine sensuale che ricorda James Dean o Marilyn Monroe accostata alla durezza combattiva di un Rocky, un Rambo o Steven Seagal.

Immagini corrucciate e dolorose, ma al tempo stesso fiere e lungimiranti. Sono immagini di un novello ed italico Combattente Eroico su scala internazionale. Come Tom Morello dei Rage Against The Machine o Diego Armando Maradona si accompagnano della propria personale immagine di Che Guevara anche gli artisti della penisola, d’ora in poi, potranno fregiarsi di un’icona pop tutta italiana. Potremmo vedere Povia, gli Zero Assoluto o Demo Morselli sbandierarlo fieramente sui propri strumenti.

Ma c’è dell’altro. Solo il volto di Gesù Cristo è stata riprodotta più di quella di Berlusconi.

Interessante è scoprire passeggiando all’interno della mostra la vena kitsch dello sfruttamento dell’immagine di Berlusconi: sciarpe, calze, orologi, portafogli, portachiavi, spille e tavolette del cesso riempiono una teca vetrata, al centro di tutto si mostra in tutta la sua sensualità una cannottierina fashion interamente ricoperta dal volto del “Combattente Eroico”.

Sono oggetti che nel corso degli ultimi 40 anni sono stati venduti sulle bancarelle dei mercatini di tutto il mondo. Non è finita qui. L’immagine nella sua laica sacralità entra a far parte di bottiglie di birra, pacchetti di sigarette, pupazzetti per finire addirittura stampato sulle confezioni cartacee di un noto gelato: è vero sembra proprio di essere all’interno di una di quelle fiere di paese che vendono di tutto e di più.

Di se stesso Silvio Berlusconi diceva: “Sono come Cristo, nobile e filantropo…Sono tutto quello che potreste aspettarvi da un Cristo dei giorni nostri. Per le cose in cui credo lotto con tutte le armi di cui dispongo. Ma sono anche meglio: non mi farò mettere su una croce”, già prefigurando, ed anzi auspicando, che la sua figura sarebbe stata venerata da milioni di persone e addirittura paragonata ad un famoso dipinto: Il Cristo del Mantegna.

Ma i paragoni con Che Guevara e Cristo non sono sicuramente inappropriati.

Dal Vangelo secondo Giovanni, Gesù disse:
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (15, 13) ”

Che Guevara in un’intervista disse:
“Al rischio di sembrare ridicolo, lasciatemi dire che il vero rivoluzionario è guidato da un grande sentimento d’amore. ”

Silvio Berlusconi, ancora dolorante nel suo letto d’ospedale, disse:
“Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”.

E’ così che scopriamo che è l’Amore ad accomunare tre delle icone più importanti della Storia umana.

Anche oggi che è oggetto di caricature e parodie, l’immagine di Berlusconi è al tempo stesso utilizzata come grido di protesta politica da parte dei movimenti più disparati, che si battono per la cancellazione dei processi, contro la magistratura ed i giudici, per la repressione dei diritti agli omosessuali ed agli extracomunitari.

Ha detto dell’immagine di Berlusconi il poeta italiano Sandro Bondi: “L’immagine di Berlusconi può anche essere messa da parte, comprata e venduta o deificata, ma è in grado di recuperare il suo significato originale in ogni momento e, così, continua a rappresentare una parte del sistema universale della lotta reazionaria”.

Jean Paul Sartre, in una citazione non riconosciuta, disse: “Berlusconi fu l’uomo più completo del suo tempo; è stato il combattente, il teorico che ha saputo trarre dalla battaglia, dalla sua stessa lotta ed esperienza la teoria per continuare a lottare. La sua storia e quella del mondo sono andate di pari passo”.

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Sbatti il Guzzardi in prima pagina

di SKA su ControInformazione il 25 Novembre 2009, 20:47

Il 18 Novembre scorso una commovente cronaca de Il Giornale annunciava che le Nuove Brigate Rosse sono tornate, ancora più cattive che mai e con un obiettivo ben preciso: Francesco Guzzardi. Quella “Mano incerta” quella “sintassi e punteggiatura ancora più zoppicanti.” fanno tremare le gambe a tutta la redazione, un’incolta cellula rossa nascosta tra i boschi della Val Bisagno sta tramando di colpire al cuore della democrazia italiana che si riflette nella testa pelata di Guzzardi:

Non abbiamo ancora deciso se spaccare prima il culo al vostro servo Guzzardi l’infame della Valbisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete

“Delirante”, scrivono. Ed è vero. Un messaggio senza capo ne coda con tanto di stella rossa al seguito. Ma Guzzardi è uomo vero e tutto d’un pezzo:

Se chi ha scritto questo messaggio intendeva intimorirmi o addirittura costringermi a tacere sui fatti che avvengono da tempo nel Municipio Val Bisagno, è bene che se lo tolga subito dalla testa.

Il Bravo Guzzardi usa le armi della diplomazia e della rigida pacatezza per non darla vinta a quegli insultatori rossi che vogliono avvelenare il clima politico ed informativo. Dopo la tempestiva denuncia alla Digos che “arriva in un baleno” iniziano le indagini e contemporaneamente parte una lunga campagna di solidarietà nei confronti del povero Guzzardi con una “mobilitazione dei lettori” lunga pagine e pagine, tra cui anche il presidente del Municipio Valbisagno:

Ti giunga la mia più sincera solidarietà, sono solo vigliacchi coloro che si nascondono nell’oscurità. Solidarietà anche al tuo giornale.

Mi domando dove siano i presunti «paladini» della libertà di stampa, quelli che pensano che essa sia limitata solo se fa loro comodo.

Mario scrive:

Credo che il fatto grave meriti una grande attenzione da parte degli inquirenti perché chi l’ha fatto… non può che essere una persona che frequenta abitualmente le riunioni del Municipio della Val Bisagno;

Fuochino. Il Giornale si scandalizza perché partecipano alla mobilitazione nazionale soltanto i giornalisti romani con una nota ufficiale. Viene scomodato l’intero Ordine dei Giornalisti che si spertica a parlare di “un ennesimo atto intimidatorio rivolto a colleghi che adempiono puntualmente al loro lavoro al servizio del cittadino assolvendo al dovere costituzionale loro imposto di informare i lettori.. D’altronde è evidente che Quelle minacce siano i sintomi gravi di una politica malata.

E quindi anche la politica è costretta a dire la propria. Sandro Biasotti, candidato presidente della Regione Liguria ed il sindaco Marta Vincenzi si stracciano le vesti per esprimere solidarietà

Tutta questa commossa solidarietà e poi cosa succede?
Il volantino rosso con la stella a cinque punte se lo è scritto ed inviato da solo. E’ stato denunciato dalla Digos per simulazione di reato e procurato allarme grazie ad una banale prova calligrafica. Hero.

Dopo tutta la mobilitazione dei propri lettori, Il Giornale, cosa dice per spiegare la vicenda? Niente. Appunto.

Vai così Guzzardi, sei tutti noi.
Se non trovi un brigatista, crealo.

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Noi avevamo quello pendente

di SKA su La dimanche des crabes il 5 Novembre 2009, 21:35

Quando eravamo al liceo il nostro Gesù voleva suicidarsi.

In questi giorni in cui si sente parlare ancora di crocifissi e feticci religiosi utili alla devozione incondizionata – è pleonastico, lo so – mi è tornato in mente un periodo del liceo classico-linguistico in cui difendevamo a spada tratta quel pezzetto di legno e plastica appeso al muro.

Non era una questione religiosa, tanto meno etica o che fosse in difesa di quella che adesso viene ostentata come “cultura” o “tradizione”. O meglio sì. Era un modo un po’ cazzone per preservare intatta la cultura e la nostra personale eco-storia creatasi all’interno delle quattro mura di un’aula fatiscente di liceo.

Ci tiravamo gli astucci. Quando sei al liceo non c’è un motivo preciso per cui si fa qualcosa, la fai e basta. Noi ci tiravamo gli astucci e spesso volavano dalla finestra, com’è ovvio. Ho fatto interi quadrimestri con matite a metà, penne a metà, evidenziatori a metà ed astucci logori. Ma non importava – non a me perlomeno – l’importante era lì, in quel momento. Successe che un lancio mal calibrato finì sul corpo già torturato del nostro Cristo in croce. Cadde e si ruppe. Nella nostra ingenua sensibilità adolescenziale decidemmo di raccoglierlo, aggiustarlo e rimetterlo lì dove stava. Niente doveva cambiare. In quegli anni ci si aggrappa a tutte quelle poche sicurezze che si hanno attorno.

Mancava un pezzo. Il gancio di supporto posteriore a quello strumento di tortura in scala ridotta era ormai irrecuperabile ed allora, pur di mantenere intanto il nostro feticcio personale, decidemmo di appoggiarlo anziché appenderlo. Appoggiare una mini-croce con Cristo annesso su un gancio ad “L” portò a quello che ribattezzammo il Cristo Pendente. Se ne stava appoggiato lì sulla parete, su quel gancio ad “L”, con una pendenza di circa 30° in avanti. Con la faccia guardava il pavimento. Non più innanzi a sé con la spavalderia con cui di solito viene raffigurato Gesù. Guardava a terra, pendendo.

Era brutto abbastanza brutto a vedersi in verità. Ma anche buffo. Ed era il nostro feticcio personale. Tutta questa serie di motivazioni erano più forti di qualsiasi altra, per cui rimase. Era lì, faceva parte dell’arredamento, del nostro piccolo mondo sicuro e quel che contava più di tutti era preservarlo il più possibile.

E vi rimase intatto ed impassibile per lungo tempo finché non arrivò Madame Beau-qualcosa – insegnante di francese – con la sua arroganza nazi-laica a toglierlo senza alcun barlume di rispetto. Né per noi né per lui. Io mi alzavo e lo rimettevo al suo posto. Lei lo toglieva, io lo rimettevo. Lei lo gettava nell’armadio, io lo rimettevo. Arrivò anche a lanciarlo fuori dal corridoio, credo per stizza, ed io senza mai addurre nessuna motivazione lo rimettevo al suo posto. Parafrasando Bill Hicks dissi a Madame Beau-qualcosa che se fossimo stati in Francia al posto della croce avremmo potuto appendere una ghigliottina.

Madame Beau-qualcosa rivendicava il diritto alla laicità in una struttura pubblica. Noi rivendicavamo il diritto a preservare la posizione di un oggetto che era parte integrante della nostra micro-cultura. Ci difendevamo dall’arroganza autoritaria impostaci, più che qualche sacra tradizione o ancora peggio le nostre radici cristiane. Molti di noi non credevano in Dio, altri sì, la maggior parte non credeva in niente. Ma non permettevamo a nessuno di imporci cosa tenere o non tenere appeso a casa nostra.

Se ce l’avesse chiesto con cortesia, spiegandoci il suo differente punto di vista, l’avremmo tolto il crocifisso.
Ed avremmo capito perché non avrebbe dovuto starci, su quella parete.

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I Diari del Cilicio

di SKA su Satira il 19 Ottobre 2009, 15:12

Scaricabile 22Scritto per ScaricaBile 22 con vignetta di STE

Caro diario,
seduta sul mio letto di lana di vetro provo a scriverti con quanto sgomento e dolore io ricordi gli episodi di queste ultime settimane che in qualche modo mi hanno vista protagonista sui mezzi di comunicazione italiani.

Sto provando a liberarmi da questo fardello cercando di condividere per quanto mi è possibile le sofferenze patite da Cristo nostro Signore, mortifico me stessa per superare la mortificazione dettata dagli altri. Ma questa faccenda della sessione parlamentare sull’introduzione dell’aggravante di omofobia nel codice penale è veramente ridicola, e mi fa soffrire.
Magari sarà anche per le frustate ed il doppio cilicio, però soffro. Anche spesso.

Fortunatamente quello scempio legislativo presentato dalla Concia poi non è passato, ma abbiamo rischiato grosso. Pensa, si voleva introdurre per iscritto che pestare un gay fosse più grave che pestare uno che non fa della sodomia e della devianza una ragione di vita. Siamo all’assurdo: la discriminazione dei normali in favore degli intrinsecamente disordinati. Mi piacerebbe ricordare a questi nobili liberali senza Dio che l’omosessualità fino a qualche anno fa era classificata come patologia, poi i poteri forti comandati dai froci sono riusciti a sovvertire questa realtà oggettiva.
Dico io, non bastava trovare un vaccino?

Dai diari del cilicioE’ evidente inoltre la grave limitazione della libertà di espressione di alcuni di noi. Credo sia una forma di discriminazione bella e buona contro determinate persone che esprimono valutazioni morali nella sfera della sessualità: non avrei potuto più dire, ad esempio, che tendenze omosessuali fortemente radicate portino direttamente alla pedofilia. Per dire.

Ecco caro diario, in tutto questo mi sembra ovvia quanto evidente la minaccia alla libertà di magistero della Chiesa, da sempre impegnata nella riaffermazione di una visione antropologica dell’uomo conforme al disegno del Creatore: l’uomo sopra, la donna sotto e i froci all’inferno.

E’ un po’ come con il colore della pelle. Fino a qualche tempo fa tutti a sventolare de Gobineau per dimostrare che – cosa innegabilmente vera – noi bianchi siamo superiori, ora invece sembra essere diventata una moda, questa di essere negri. Una volta significava essere schiavi ed inferiori, ora la lobby dei negri è riuscita a far dimenticare anche questa realtà oggettiva, è inconcepibile. Se vanno tutti nelle posizioni di potere poi chi ci mandiamo a giocare a basket?

Sia chiaro comunque, non sono contraria alle persone omosessuali, ho simpatia per loro. Non sporcano, non fanno la pipì in giro e se gli lanci una palla te la riportano. Ah, e sono anche degli ottimi presentatori tv.
Se si passa sopra ai loro incontrollabili istinti sessuali magari riesci anche a farti arredare casa.

Poi, veramente, non vedo perché si debba parlare tanto di discriminazioni. Io ad esempio non ne faccio: trans e omosessuali andrebbero presi a calci nel culo nella stessa maniera.
La discriminazione sessuale ha una sua radice storica e culturale ben piantata nel substrato cattolico ed europeo e quindi mi chiedo: chi siamo noi per sentirci al di sopra della storia e della cultura? Chi siamo noi per schierarci contro le sacre scritture? E se da domani qualcuno ci dicesse che pulirsi il culo dopo aver cagato non è più necessario, noi lo faremmo?

Ora però non vorrei che qualcuno mi attaccasse sul campo delle violenze ed i pestaggi. E’ chiaro che io sono contro la violenza in genere, anche quella che si sta facendo alla mia persona. Però se un gay decidesse di punire se stesso attraverso la mortificazione corporea, chi siamo noi per vietarglielo? Come diceva un mio amico dell’Opus Dei, “l’unico omosessuale buono è l’omosessuale flagellato”. Magari potrebbe diventare un’esperienza sessualmente appagante.
Per me lo è.

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The dictatorships of our day

di SKA su Notizie Commentate il 12 Ottobre 2009, 18:37

Le dittature dei nostri giorni si presentano in forme diverse, e quella dominante è un capitalismo di stato o un’oligarchia in cui il capo controlla la cosa pubblica e le sinecure che ne derivano. Non si può parlare di dittature in senso stretto. I capi tollerano le elezioni a patto che i risultati possano essere manipolati e permettono le critiche, basta che non raggiungano le masse.

E non stiamo parlando della Russia di Putin o del Venezuela di Chavez.
Ma dell’Italia di Berlusconi.

Nick Cohen, from The Observer

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Il Lodo dei Popoli

di SKA su ControInformazione il 7 Ottobre 2009, 21:11

Illegittimo Lodo Alfano. Hammamet si prepara per l’accoglienza.


“La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l‘illegittimità costituzionale dell’art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.”

La notizia la si può leggere ovunque ed è inutile stare qua a dire altro. La legge in esame era il cd. Lodo Alfano da queste parti analizzato in passato più volte, soprattutto in relazione alle violazioni costituzionali assolutamente evidenti, soprattutto se relazionate alla precedente sentenza che dichiarò l’illegittimità costituzionale del Lodo Schifani. Due Lodi pressoché fotocopiati, ed infatti entrambi illegittimi.

Illegittimo per violazione dell’art.3 che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, impostazione che Ghedini-Napoleon non sembrava condividere (“La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione“) così come Pecorella-Clarinetto che arriva addirittura a definire il Presidente del Consiglio primus super pares come fossimo in una democrazia principesca (OH SHI-). Sull’art.138 c’è da dire soltanto che per concedere un’immunità totale di questa portata (inesistente in tutta Europa e USA) c’è bisogno (da leggersi obbligo) di una legge costituzionale e non ordinaria.

Fine della spiegazione breve. Si vedono in giro reazioni di gaudio, esultanze, cori da stadio: ma per cosa? Per una Corte di giudici che ha sancito l’illegittimità costituzionale di una legge ordinaria (vedete quanta noia c’è nelle cose testè citate?) e porta avanti il principio – che dovrebbe essere assodato – dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e le sedi penali. Compreso il Primo Ministro più potente di tutta Europa.

E si va in giro per l’internet a fotografarsi con la Costituzione in mano credendo che sia un gesto sovversivo.
Ma domani si tornerà alla solita routine. In attesa del Lodo-ter.

Addendum: non pensate che tutto questo “Andiamo avanti”, “Non ci piegano”, “Non molliamo”, “Deciso a combattere” da parte di persone elette per rappresentare il governo di uno Stato non sia un attimino eccessivo? Nessuno li obbliga a trincerarsi dietro le poltrone. Questo è un tipico atteggiamento da dittatura golpista, attenzione.

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Il Barbiere di Brianza

di SKA su Satira il 5 Ottobre 2009, 17:20

Scaricabile 21Scritto per ScaricaBile 21 in collaborazione con Maurizio Boscarol (nel senso che, ovviamente, sono io a collaborare con lui), con citazione/omaggio abbastanza espliciti. A voi coglierla.

Non viviamo in una società rispettosa.
Siamo sempre lì a guardare il pelo nell’uovo sottolineando i difetti degli altri senza accorgerci di tutto ciò che di buono ed altruistico sia stato fatto nel passato. Stiamo lì a guardare la macchiolina, il pezzetto di verdura tra i denti a ridere e scherzare senza concedere il giusto rispetto a uomini che hanno reso onore alla Patria.
Prendete Vittorio Mangano, ad esempio.

Un uomo di integerrima moralità, sempre pronto a difendere e coprire gli amici e gli amici degli amici caduto nelle mani una organizzazione criminale per semplici disavventure. Un eroe, a modo suo. E noi sempre lì, dietro alla sua figura – facile adesso che è morto, eh? – a sottolineare le condanne definitive per fatti di mafia, omicidio, truffa, ricettazione, estorsione, ma non si cita mai tutto ciò che di buono ha fatto in vita per la famiglia. Quella di Berlusconi.

Lo ha detto anche il pg Nino Gatto al processo d’appello contro Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato da Palermo fino in Brianza. Ma era più che evidente! Quale stalliere? Quale fattore? Quale protettore?
In qualità di responsabile della villa a Mangano spettavano ben altri compiti.mangano_prete

Ad esempio a Mangano spettava il compito di bambinaia o tagesmutter ufficiale dei pargoli Berlusconiani educandoli al duro mondo che avrebbero dovuto affrontare nel futuro. Famoso fu il motto di quei festosi pomeriggi di gioco: “Basta un poco di tritolo e il giudice va su, il giudice va su e tutto brillerà di più”.

Anche compiti spiritualmente più elevati spettavano al boss del clan di Porta Nuova. Nella villa di Arcore era previsto un cappellano privato che celebrasse la messa giornalmente e la domenica alle 12, oltre a spiegare il catechismo dopo la funzione.mangano_mago “Credo in un solo Padrino, creatore della corruzione e del falso in bilancio, della concussione e del traffico di stupefacenti. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la prescrizione dei reati e l’amnistia che verrà. Amen.”

Sovente al Mangano factotum venivano richieste esibizioni d’intrattenimento privato durante le cene d’affari nella Villa S. Martino. Tra i numeri più in voga in quel periodo c’erano la telecinesi di stupefacenti da un albergo all’altro, divertenti ed affettuose esplosioni nei muri di cinta a base di polvere nera, occultamento di latitanti, sparizione di quadri e gioielli di famiglia. Il più richiesto in assoluto però era quello della transustanziazione di cavalli in partite di cocaina.

Anche se le cronache hanno spesso descritto Vittorio Mangano allo stesso tavolo dei Berlusconi durante le cene d’affari, non sempre era così. Talvolta si presentava la necessità di assolvere alla funzione di serveur ai tavoli. Il boss era solito accompagnare la portata con un “non si baratta la libertà con la dignità” a cui di solito seguiva un “minchia”.

Se il Presidente è operaio, Dell’Utri uno storico, Bondi un poeta e Belpietro un giornalista perché Mangano dovrebbe essere solo un mafioso?
Sdoganiamo i clichè. Mafia vuol dire fiducia.

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Concordare con Fini, Massimo

di Camerata Stizza su Notizie Commentate il 17 Settembre 2009, 20:14

È inutile che in Italia si esprimano sgomento e sdegno. Siamo, con i nostri alleati, un esercito di occupazione e come tale veniamo legittimamente trattati. Forse, sgomento e sdegno, avrebbero maggiore credibilità se una lacrima, anche una sola, fosse scesa anche per le centinaia di migliaia di afghani, talebani e non, morti in questa guerra ingiusta mentre noi ci trastullavamo con i Sanremo, le Miss Italia, e le linee di beauty per cani.

Massimo Fini

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Il silenzio dei nostri amici

di SKA su Antimafia il 27 Agosto 2009, 15:13

di Roberto Scarpinato
(Procuratore della Repubblica Aggiunto di Palermo)

Se provate a chiedere a un fruitore medio di fiction e di film sulla mafia che idea si sia fatto della stessa, vi sentirete sciorinare i nomi dei soliti noti: Riina, Provenzano, i casalesi e via elencando. Sentirete evocare frammenti di una storia di bassa macelleria criminale, intessuta di omicidi, cadaveri sciolti nell’acido, estorsioni, traffici di stupefacenti, di cui sono esclusivi protagonisti personaggi di questa risma: gente che viene dalla campagna o dai quartieri degradati delle città, e che si esprime in un italiano approssimativo. Una storia di brutti sporchi e cattivi, e sullo sfondo la complicità di qualche colletto bianco, di qualche pecora nera appartenente al mondo della gente “normale”. Ma, del resto, in quale famiglia non esiste qualche pecora nera? Se dunque la mafia è solo quella rappresentata (tranne qualche eccezione) da fiction e film, è evidente che il fruitore medio tragga la conclusione che la soluzione del problema consista nel mettere in carcere quanti più brutti sporchi e cattivi, e nel fare appello alla buona volontà di tutti i cittadini onesti perché collaborino con lo sforzo indefesso delle forze di polizia e della magistratura per estirpare la mala pianta. Questo, con le dovute varianti, il pastone culturale ammannito da fiction e film di conserva con la retorica ufficiale televisiva, e metabolizzato dall’immaginario collettivo. Un pastone che non fornisce le chiavi per dare risposta ad alcune domande elementari. Ad esempio come mai, tenuto conto che le cose sono così semplici, lo Stato italiano è riuscito a debellare il banditismo, il terrorismo e tante altre forme di criminalità, ma si rivela impotente dinanzi alla mafia che dall’unità d’Italia a oggi continua a imperversare in gran parte del Paese?

Come mai parlamenti, consigli regionali e comunali, organi di governo e di sottogoverno sono affollati di pregiudicati o inquisiti per mafia, tanto da insinuare il dubbio che quel che combattiamo fuori di noi sia dentro di noi? Come mai, oggi come ieri, tra i capi organici della mafia vi è uno stuolo di famosi medici, avvocati, professionisti, imprenditori, molti dei quali già condannati con sentenze definitive? Come mai commercianti e imprenditori a Palermo, a Napoli, in Calabria continuano a pagare in massa il pizzo e, a differenza del fruitore medio, non si bevono la buona novella che la mafia è alle corde? Come mai i vertici di Confindustria lanciano tuoni e fulmini contro i piccoli commercianti che non hanno il coraggio di denunciare gli estorsori, minacciandoli di espellerli dall’organizzazione, ma vengono colti da improvvisa afasia quando si chiede loro perché intanto non comincino a prendere posizione nei confronti delle centinaia di imprenditori, inquisiti o già condannati, che hanno azzerato la libera concorrenza e costruito posizioni di oligopolio utilizzando il metodo mafioso?

Continua a leggere su Corriere.it o su Uguale per Tutti

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To put your trust in me

di Camerata Stizza su Notizie Commentate il 27 Agosto 2009, 11:55

L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per abuso di posizione dominante nei confronti di Google News Italia.

L’ho letto su Google News

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Pause to reflect

di SKA su Il Terzo Occhio il 31 Luglio 2009, 18:17

Una breve comunicazione per esplicitare l’ovvio: questo sito è in ufficiale e lunga pausa estiva. O almeno il suo gestore.

La creatura informatica invece provvederà a ripescare in automatico articoli/post/racconti passati caduti nel dimenticatoio. Per non sentirci soli.

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La Consulta Umorista

di SKA su Notizie Commentate il 2 Luglio 2009, 19:50

Leggendo qua si possono cogliere lunghi tratti di sottile umorismo caustico che riportano definitivamente in auge la lunga tradizione italiana dello sberleffo e dello sfottò.

Interpolazione: stiamo parlando della ormai famosa cena tra i due giudici della Corte Costituzionale – Paolo Maria Napolitano e Luigi Mazzella – con Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Alfano. I due giudici fanno parte della Consulta che dovrà decidere le sorti del Lodo Alfano che sancisce l’impunità totale a Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei deputati e Presidente del Consiglio dei ministri. L’IDV chiede le dimissioni dei due giudici per un’evidente conflitto di competenze.

Il Quirinale ha assunto una posizione coraggiosa. L’omertà.

Ed afferma che no. Non è ammissibile la richiesta dell’IDV perché “interferirebbe nella sfera di insindacabile autonomia della Corte Costituzionale“. Come se, in questo caso, “l’insindacabile autonomia della Corte Costituzionale” non sia già irrimediabilmente compromessa.

E infatti Napolitano – il giudice – sprezzante del ridicolo asserisce :“è chiaro che un giudice di Tribunale non può andare a cena, pranzo o colazione con persone che deve giudicare. Ma in questo caso è diverso: noi non giudichiamo mica il presidente del Consiglio dei ministri, noi giudichiamo sulle leggi.

E invece no. Perché la Consulta andrà a giudicare leggi che coinvolgono direttamente il presidente del Consiglio dei Ministri (chiunque esso sia) ed i procedimenti penali ad esso connessi. Quindi no, non possono avere palesi rapporti privati di intima amicizia mirati ad un evidente scambio di favori reciproci uno scambio di cortesie.

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Il Giornalista Eccettuativo

di SKA su Satira il 30 Giugno 2009, 14:56

menzolini
Vignetta di Maurizio Boscarol

Scritto per Scaricabile n°18

Anni fa conobbi un tizio, bassoccio, mingherlino e pelato. Faceva un lavoro strano, che provò più di una volta a spiegarmi, ma più tentava e più non riuscivo proprio a comprenderlo.

Faceva il giornalista. Non il giornalista di cronaca, né di giudiziaria o sportivo. Il suo era un lavoro ancora più settoriale e ben retribuito: era un giornalista eccettuativo. Esatto. Era uno di quei giornalisti occulti pagati per starsene dietro una scrivania ad eliminare chirurgicamente le notizie dal palinsesto giornaliero. Mattina e pomeriggio a selezionare e cestinare, selezionare e cestinare, selezionare e cestinare e via dicendo…

Giorno dopo giorno lo guardavo dritto negli occhi chiedendogli cosa significasse tutto questo. A cosa portasse. A chiedergli anche solo un perché, ma non rispondeva mai. Si limitava ad abbassare lo sguardo lasciandomi intravedere un velo di tristezza mista a rassegnazione.

Selezionava e cestinava prevalentemente le notizie provenienti dall’esterno e riguardanti la classe politica del momento. Tutto ciò che non era propaganda esplicita ormai veniva sistematicamente cestinato, tagliato, stuprato e sparato su tutti gli schermi senza la traccia alcuna di qualcosa che potesse anche lontanamente definirsi notizia. Era solo un’unica rutilante sequela di opinione miste ad opinioni, senza una testa o una coda. Era questo il compito del giornalista eccettuativo. Ciò che doveva risplendere erano le opinioni della classe dirigente. E se i fatti le smentivano, bisognava cambiare i fatti. Era l’inarrestabile manipolazione del presente.

La manipolazione del presente serviva a modificare in tempo reale la memoria dei singoli individui. Poiché la classe dirigente detiene il controllo integrale di tutti i mezzi di comunicazione, con essa controlla il presente e le menti degli spettatori. Ne consegue che il presente ed il futuro sono ciò che il partito decide che sia.no.

La manipolazione del presente ha però uno scopo di gran lunga più importante: salvaguardare l’infallibilità dei politici.

L’attuale falsificazione del presente posta in essere dai giornalisti eccettuativi è indispensabile alla stabilità dei governanti di turno.

Ma come riusciva a fare quel lavoro, sapendo di reiterare continuamente menzogne e falsità? Il giornalista eccettuativo italiano aveva appreso e messo in pratica la lezione del bipensiero orwelliana. Questa implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro diametralmente opposte e contrastanti, accettandole entrambe. “Dire una menzogna sapendo di farlo, smentendola un secondo dopo è un duro esercizio mentale che non andrebbe sottovalutato”, mi diceva.

Lo vidi al lavoro in una sera d’estate, mentre cancellava e cestinava notizie riguardanti la vita dell’attuale Presidente del Consiglio ed i suoi vassalli. Festini con escort pagate, droghe, voli di stato utilizzati a scopi privati. Tutto provato con foto e documenti. Puntualmente cancellati.

Gli chiedevo con disappunto come potesse cancellare tutte le notizie sulla vita privata dei politici. Gli dicevo che la distinzione fra pubblico e privato è manichea: un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola avrebbe dovuto rinunciare a fare il politico.

E lui mi rispondeva che semplici ipotesi investigative e chiacchiericci si trasformano in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media, o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici. Che la vita privata di un politico è gossip e che questi processi mediatici non hanno nulla a che vedere con l’informazione del servizio pubblico.

E non potei controbattere. Era come una lotta contro se stessi.

Avevo capito che i fatti succedono, ma che nessuno li può raccontare.

Avevo capito che quando uno si mette a raccontare, racconta e racconta. e all’inizio dice quello che è successo veramente, ma poi finisce per raccontare quello che avrebbe voluto che succedesse.

Guardandomi allo specchio vedevo me stesso e mi accorsi di vedere contemporaneamente quel giornalista che disprezzavo con tutto il cuore.

Guardandomi allo specchio rassicuravo i miei due me stesso.

Avrei potuto anche avere due opinioni contrastanti su tutto, ma un’unica grande certezza: ero uno stronzo.

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Intervista al Massone

di Camerata Stizza su Satira, Scaricabile il 16 Giugno 2009, 19:36

Scaricabile 17

In esclusiva solo per ScaricaBile (arrivato al numero 17) un’intervista ad un’esponente della massoneria italiana – uno vero, uno serio – per parlare degli ultimi avvenimenti di cronaca che hanno visto coinvolto questo ordine iniziatico assieme ad altri tre, molto più pericolosi. Chiesa, Mafia e Politica.

L’intervistato, S.d.C.V. A ppartenente alla loggia massonica “Serenissima Gran Loggia Unita d’Italia”, ha preferito mantenere l’anonimato. Per comodità lo chiameremo con un nome di fantasia: Attanasio De Marinis Casas Schultz. Questa è la versione integrale ed originale dell’intervista, non ancora stuprata dal Corriere della Sera e dal Tg1.

Benvenuto dott. Attanasio De Marinis Casas Schultz. Iniziamo questa intervista con qualche domanda leggera, tanto per farla stare a suo agio. Che razza di nome sarebbe “Serenissima Gran Loggia Unita d’Italia”?

Ah, ehm, grazie a lei. Quello in realtà è un nome così, non ne conosco bene la genesi, credo sia stato utilizzato il metodo che siamo soliti usare: parole ridondanti a caso.

Bene. Ma lei è a conoscenza del fatto che alla sua loggia non è riconosciuta alcuna regolarità o legittimità massonica dalle Logge ufficiali?

Beh, sì certo, ma non siamo mica i primi. In Italia esisteranno qualche centinaio di logge e pseudologge non controllate, nate soltanto peroccultare pratiche illecite. Ma non facciamo i moralisti, d’altronde l’abito non fa il monaco. Chi non ha mai fatto parte di una società segreta con finalità eversive, in fondo?

Credo la maggior parte delle persone, ma lasciamo perdere. Addentriamoci nello specifico parlando dell’inchiesta Hiram…

Ah,ecco, a questo proposito volevo dire che io questo Homar non lo conosco. Cioè, l’ho incontrato solo una volta ad un festino e – che mi prenda un colpo – sembrava veramente una donna…e poi invece vai a ravanare e trovi la sorpresina. E pensare che doveva soltanto portarmi 3-4 grammi di roba…

Ehm, no. Ho detto Hiram, non Homar. Siamo qui per parlare di quell’inchiesta, si ricorda? Quella che vede implicati la sua loggia massonica in rapporti con la mafia per corrompere pubblici ufficiali e comprare i processi in cassazione?

Aaah! Sì sì, è che sa, questi extracomunitari hanno tutti i nomi uguali e poi uno si sbaglia…Mario, Andrea, Attanasio, questi sì che sono nomi. E comunque sì, ne ho letto qualcosa in giro, ma vede, è che ero alle Hawaii fino ad un paio di giorni fa e quindi…

Ma come? Da quanto leggo, lei risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Come fa a non sapere niente? I Pm la accusano di aver interceduto con alcuni personaggi ambigui per insabbiare procedimenti penali di boss mafiosi.

Questo lo afferma lei che è un bieco ignorante. Quando rimani invischiato tra le maglie della giustizia deviata tutto è possibile purtroppo. Il problema è che noi liberi massoni subiamo sempre il pregiudizio altrui, come se volessimo creare delle logge segrete ad hoc per beceri interessi privati…. io sono solo un semplice operaio muratore.

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What’s Left?

di SKA su Notizie Commentate il 9 Giugno 2009, 14:40

Alla lunga in realtà diventa anche un gioco un po’ stancante, a tratti irritante, questo del commento a freddo del post-elezioni. Qualunque esse siano, ovunque esse siano. Ma non è mai bene che le proprie riflessioni si schiantino in un loop continuo solamente tra le quattro mura della propria casa.

Josè Saramago scrive: “Non è possibile votare a sinistra se la sinistra ha smesso di esistere.” all’interno di un discorso più ampio sul progressivo processo di suicidio della Sinistra tutta, inteso come movimento socio-culturale piuttosto che politico-partitico. Un discorso sicuramente già risentito, ma che oggi ritorna con veemenza a rimbombarci nei timpani. L’Europa sta andando a destra – nettamente a destra – mentre l’Italia è ferma lì, come sempre, a metà. Nonostante quel che se ne possa dire, la sterzata improvvisa dell’Europa è comunque sintomo di cambiamento – seppur probabilmente dettato da istinti più irrazionali ed emotivi – di qualcosa percepito come malfunzionante e non immutabile. Una sorta di maturità democratica e sovversiva, nel suo stretto significato etimologico, che l’Italia invece non ha mai sviluppato e che – ahimè – non svilupperà mai.

La sinistra non c’è più perché si è messa a scimmiottare la destra.
L’ha già scritto Nick Cohen ad esempio, così come decine di altri commentatori. Quindi non ci inventiamo niente. Resta lì in bella mostra soltanto il dato che l’Italia ha dato l’ultimo calcio definitivo ad un movimento di emancipazione sociale e culturale, di rivolta razionale ed in qualche modo di speranza. Perché semplicemente, non c’è più.

Quella che una volta era la classe operaia ora ha deciso, probabilmente a ragione, di concedersi anima e corpo alla Lega. Perché è lì, sul territorio, vicino casa e soprattutto parla lo stesso linguaggio che parla l’operaio. Schietto, rude e passionale. Come dice anche Sartori, commettere l’errore di bollare la Lega come movimento passeggero e di destra sarebbe, oltre che ingenuo, anche controproducente. Come infatti è successo.

Così come va sottolineato come buona parte dell’“intellighenzia” nostrana si trovi ad aderire, se non a partecipare attivamente, ad un movimento come l’Italia dei Valori che è – comunque la si veda – conservatore sin dal nome. Ma è tutto quello che ci rimane, finché i Democratici non si decidono a fare i Democratici per davvero.

E’ un bene quindi che come contraltare ai vari Mastella, De Mita, Bonsignore, Borghezio ci possiamo fidare ed affidare a persone come De Magistris, Sonia Alfano, Orlando, Vattimo. Peccato per Tranfaglia e Vulpio. Così come, va detto, anche della Borsellino, di Crocetta o anche della giovane Serracchiani, perlomeno fino a che non marcisca anche lei tra le maglie della politica decisa nei salotti privati.

Nel Parlamento Europeo queste persone non hanno alcun potere di governo ed influiscono molto relativamente sulla politica interna. Ma resta ugualmente un bene, anche fosse soltanto d’immagine, che la nostra rappresentanza di europea non sia composta solo da delinquenti. Perché in fondo siamo ancora lì, fermi impalati a quella “questione morale” che una volta fu vessillo quasi esclusivo della Sinistra – ma anche missino in parte minore – e che ora è rimasta orfana sia da una parte che dall’altra. Finché non risolveremo questa, possiamo continuare ancora a giocare alla destra e alla sinistra, ma continueremo a far decidere i pochi per i molti.

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FranceScreen is now a meme

di Camerata Stizza su Satira il 5 Giugno 2009, 15:33


(video from LaPrivataRepubblica)

Uno sfondo verde (l famoso green screen) per lo spot PD e con protagonista Franceschini fa gridare all'”oh exploitable!” mezza internetz che si mette a giocare con il chroma key.

Non poteva non nascere quindi il FranceScreen. A firma di chi? Non vorreste saperlo.

Related: LPR, Francesco Costa, RetroPensieroLiberale…e ne verranno altri.

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De Rerum Fica

di SKA su Satira il 29 Maggio 2009, 16:23

berlusconi_mima_fica

E’ la ratio, la spiegazione razionale dei fenomeni naturali ed umani, secondo Lucrezio quel processo che “squarcia le tenebre dell’oscurità” per illuminarci sugli accadimenti attorno. Mentre la religio, fede incondizionata e passiva, ottunde il nostro senso critico trasportandoci verso la più “bovina ignoranza”.

Di riflesso direi che la politica, in qualche modo giunta ai giorni nostri completamente trasformata e corrotta da quella che era la struttura dell”antica polis, andrebbe considerata attraverso questa antinomia. Anche se ad oggi, in molti casi, appare più come una dicotomia. Un’inestricabile guazzabuglio di ragione, poca, e fede incondizionata. Il caso Berlusconi in Italia è esattamente questo: sono anni che si procede a rallentatore tra chi porta tesi e fatti a supporto dell’assoluta incompatibilità a governare di un personaggio come B e chi invece lo innalza ed esalta senza porsi alcun ragionevole dubbio.

La ratio con cui spesso la cosiddetta società civile ha provato a combattere lo strapotere di B. non è mai servita a granchè: conflitti d’interesse, collusioni mafiose e massoniche, corruzioni giudiziarie e politiche acclarate, prescrizioni ed amnistie, falsi in bilancio depenalizzati,leggi ad personam, Lodi per la sospensione dei processi, invettive autoritarie contro la magistratura ed i giudici, il Parlamento, accordi con un partito razzista e xenofobo come la Lega, ecc… Tutto inutile. Alla bovina ignoranza questi argomenti non interessano.

Hanno interessato in maniera più vasta, anche se ugualmente molto limitata, le opinioni pubbliche estere lasciando trasparire sempre un po’ quella sensazione di lassez faire: gli italiani stanno nella merda, ma alla fine ci si può anche passare sopra in una qualche maniera.

Ma oggi no. Il vecchio detto sul carro di buoi è valido universalmente, e se all’interno dei nostri confini il giornalistico “NoemiGate” sta facendo molto – troppo? – rumore all’estero non è da meno.

Il New York Times prende le mosse dallo scandalo e si scomoda parlando di caduta imperiale in stile Satyricon, perfino il Time si prende beffa di noi appellando l’Italia come uno Berlusconistan facendo lunghi parallelismi con i riflettori sulla vita privata di B. di questi ultimi tempi e la sua possibile fine politica. La Fica può tutto. El Pais e Le Figaro puntano il dito sulle menzogne raccontate in questi giorni – ma parliamo sempre del caso Noemi/Veline, mica d’altro – così come fanno in maniera molto più pesante il Guardian e Liberatiòn. I primi ci fanno sapere che anche i coniugi Blair hanno preso le distanze da B. e che anzi ora lo prendono pure per il culo. I francesi invece si chiedono – a ragione – come sia possibile che in un momento di crisi economica come questo ed a ridosso delle elezioni l’Italia tutta sia più colpita dalla relazione (presunta) tra un 73enne Presidente del Consiglio ed un’anonima – sino a poche settimane fa – 17enne. Stesse cose che scrive il misterioso Christian Science Monitor.

Ancora El Paìs ci dedica morbosa attenzione per la questione “Veline” (la battuta sulle camicie nere va commentata?)

Ma la chiusura l’ho lasciata volontariamente al The Indipendent perché porta il lungo discorso a giusta conclusione: può un’adolescente far cadere Berlusconi?

Dopo anni di battaglie, informazioni e controinformazioni, girotondi, picchetti, manifestazioni per smuovere le coscienze ci siamo ridotti a questo, al – pure presunto – scandalo sessuale come summa conclusiva di tutto ciò che siamo e che non siamo stati in grado di capire. Il raffronto con Clinton non regge, se pur entrambi vittime di eventi che con l’amministrazione pubblica non dovrebbero c’entrare nulla. Clinton ha scatenato una guerra illegittima contro il Kosovo ed è stato punito per un pompino. Berlusconi ha distrutto l’Italia e probabilmente soccomberà sotto ciò che ama di più nella vita: la fica.

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Fidel Brunetta

di Camerata Stizza su Antimafia il 28 Maggio 2009, 17:15

Mentre praticamente tutti i giornali soffermano le proprie attenzioni su “look casual”, poliziotti “panzoni” e facebook dagli uffici pubblici Fidel Brunetta esterna un’affermazione leggermente più grave, auspicando lo scioglimento dell’antimafia:

Nel senso che mi piacerebbe che non ci fosse nemmeno lo specifico della mafia. C’è l’antimafia perché c’è la mafia. Se si rispettassero le regole, non ci sarebbe bisogno dell’antimafia, perché la mafia è una forma di criminalità e dovrebbe essere perseguita come tutte le altre. La mafia dev’essere affrontata in modo laico e non ideologico. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un’ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell’antimafia #

Che è un po’ come dire che la prima causa dei divorzi sono i matrimoni.
O che per combattere la fame nel mondo, andrebbe sterminato chi ha fame.

Che poi sarebbe stato anche positivo se Brunetta avesse letto l’articolo di Sciascia, che dice l’esatto opposto.

Rivoluzione in corso, amici.

Update 21.01: TUTTO quello che c’è da dire sulla questione e oltre l’ha scritto harlot su LaPrivataRepubblica. Da lasciare ai posteri.

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Dentro la politica nella Magistratura

di SKA su Satira il 27 Maggio 2009, 09:00

[Pubblicato sul nuovo Scaricabilenumero 16 – e riferito, per i meno attenti, a questo. In fondo al post, dopo il Continua, c’è anche il codice per sfogliarvi tutto lo scaricabile in allegria.]

Fuori la Magistratura dalla politica. Dentro la politica nella Magistratura.

E’ ora di dire basta a questa Magistratura che fa politica.

E’ la politica che deve fare la Magistratura.

E’ assolutamente inammissibile che i gangli della politica siano entrati a pieno titolo – e a ragione – ad invadere tutte le maglie della vita pubblica e privata, siamo nei giornali, nelle TV, nei comuni, banche, ospedali, associazioni di volontariato, associazioni criminali, e non possa farlo direttamente negli organi Giurisdizionali.

Vogliamo farci veramente giudicare da persone che non abbiamo scelto liberamente ed autonomamente attraverso il processo democratico del voto di scambio? Vorreste veramente continuare a farvi giudicare da persone che entrano – pensate! – per concorso! Io dico No!

Solo noi possiamo decidere da chi farci giudicare. Dico io: ma quale autonomia! Quale indipendenza! Quale imparzialità! Imparziale? Imparziale un cazzo! – applausi – Ah giudice, deciditi! O stai con noi o non stai con noi, ma deciditi! La terzietà è democristiana! Rivolete di nuovo la Democrazia Cristiana? – Sììì!! – Come sì! No! Dovete dire No! – Sìììì!! – Mapporc…Eja, Eja, Eja, Alalà! – Eja, Eja, Eja, Alalà!

Ognuno di noi ha il diritto di fasi giudicare da un proprio pari ed io mi faccio giudicare dal popolo! Sarete voi a giudicarmi e farmi giudicare, non uno Indipendente! Fa l’alternativo lui, è indipendente, fa lo snob. Ecco cosa sono i giudici italiani, delle checche snob!

Il salumiere? Il falegname, l’idraulico? Sono il popolo, è il popolo che vota da chi farsi governare. E’ il popolo che deve decidere da sé da chi farsi giudicare! Dico io, questa cosa delle tangenti Enimont/Montedison, del vilipendio alla bandiera dello Stato – addirittura! – ma chi lo deve decidere che sono reati? Noi o loro? – Noi!- E allora che sia! La disciplina deve cominciare dal basso se si vuole che sia rispettata in alto!

Da oggi in poi i magistrati ce li scegliamo noi, tramite regolari elezioni pilotate! A breve ogni regione avrà il suo pool di pubblici ministeri conniventi, ad uso e consumo del libero cittadino padano! Basta con tutta questa ossessione della legalità, le regole, la società civile. Ci siamo rotti i coglioni! – Sìì!! –La società civile vuole vivere libera e impunita, tranquilla e prescritta! E’ ora di cambiare aria! Chi è qua sotto che ha una pendenza con la giustizia…tu? Hai molestato una ragazzina? E tu? Tangenti? Ahaha! – risate scroscianti – E sti cazzi! Vota il tuo – il nostro – Pubblico Ministero Veneto e vedrai che la cosa si risolve. Più assoluzioni per tutti! – Indulto! Indulto!
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Pletoche?

di SKA su ControInformazione il 23 Maggio 2009, 13:29

“le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti”
(S.B. Assemblea Confindustria, 20 Maggio 2009)

La Finocchiaro e D’Alema si sono comportati in modo indegno, ignobile e spudorato, attribuendomi parole che non ho mai pronunciato e cioè che il Parlamento sarebbe inutile e dannoso
(S.B. 22 Maggio 2009)

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extra

WTF?

Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.