Nuova vita (chapt.2)
di SKA su La dimanche des crabes il 22 Luglio 2007
Dal momento in cui ti dichiarano svogliatamente “dottore” in qualche cosa, al momento in cui ti ritrovi a mettere per iscritto tutto quanto passa un attimo.
Siamo nella società dell’anti-riflessione. Si agisce senza concedersi il lusso di metabolizzare il fatto.
Siamo nella società del si-deve-fare. Una vita in cui i momenti significativi sanno di un sapore insipido, che vanno giù come una medicina. Fan bene, ma meglio che passino in fretta.
Mentre tutti gli altri vengono presi a piccoli morsi mal masticati ed indigesti.
Si-deve-fare.
Dice, perché?
Non posso risponderti ora, sto facendo altro.
Appunto.
Dal momento in cui sbatti la testa su di una presentazione di tesi che sembra infinita, al momento in cui la vomiti senza neanche capire cosa si sia detto, passa un’eternità. Ed invece era un attimo.
Sangue, sudore, gastrite per finire con un “grazie può accomodarsi” ed un “complimenti” – “grazie”.
Tanti saluti.
E poi risate. E poi finta-gioia. E poi cibo. E poi?
E poi qua a scrivere con in mano i primi brandelli di una nuova vita.
Due valigie, uno scatolone, una scatola delle scarpe con i cd di sempre. Tutto accatastato dentro una 1200 grigio-metallizzata.
La mia vita dentro ad una Lancia. Con tanto di ricordi, assieme, finalmente, a Lei.
Alle volte non si ha neanche il tempo di dire :”hey, finalmente ho finito” che si re inizia daccapo.
Nuovi doveri, nuove aspettative, nuova organizzazione. Nuova convivenza. Partendo dal nuovo presupposto che, pur sforzandosi, pur credendosi perfettamente nel giusto, non si avrà comunque ragione. Sono i meccanismi di coppia d’altronde: si ha ragione solo quando il partner ve la concede.
Più o meno insomma, non stiamo mica qui a sottilizzare ora.
Guardo di sfuggita quelle 3 o 4 foto scattate poco prima di partire, poco prima di andare. Non credo sia definibile come nostalgia dell’addio questa mia, quanto una vaga malinconia di ciò che è stato e ciò che sarà. Paura, quest’ultima. Le foto di quella stanza ormai vecchia di vent’anni, ma giovane dei miei vent’anni (24). Prima triste per l’abbandono pro-matrimonio del fratello, desolata ora dall’abbandono della mia vita usuraia che in essa ha vissuto mattine, pomeriggi e nottate intere.
Una stanza piena di ricordi da dover, per forza di cose, dividere con mio fratello. Abbandonata da entrambi a distanza di pochi giorni, ma forse era giusto così.
C’è bisogno di metabolizzare, di riflettere.
Per non venire soffocati dall’anti-riflessione, dal si-deve-fare.
Ogni tanto ci si può anche fermare, guardarsi indietro, per riporre dolcemente il proprio passato dentro ad una scatola di cartone.
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25 Luglio 2007 alle Lug 25, 07 | 9:23
Buona Riflessione Ska, ma attento a non incappare nell’over-riflessione!!!
Bella
25 Luglio 2007 alle Lug 25, 07 | 11:12
basta ke non ti fai fottere dalla nostalgia, che di sicuro non avrai.
26 Luglio 2007 alle Lug 26, 07 | 14:31
fermati. te lo dice una che non l’ha fatto subito e dopo ha dovuto prendere uno stop clamoroso.