Mai a 90
di SKA su La dimanche des crabes il 2 Marzo 2008
Paura, cazzo.
Sembra di tornare all’inizio, a quando mi tremavano le gambe davanti ad un microfono e dalla bocca uscivano guaiti più che note.
E’ il mio momento, il nostro momento, ed io me ne sto a fissare un coglione dall’altra parte dello specchio.
Credevo che questo sarebbe stato il momento più bello della mia vita ed invece ora vorrei soltanto scappare, scomparire. Volare via.
Comportarmi come un bastardo che molla gli amici all’ultimo minuto, proprio quando loro sono al massimo dell’eccitazione ed io invece al massimo dell’angoscia. Come un coito interrotto dalla mamma che entra spalacando la porta.
Inutile che bussiate là fuori, amici. Ormai è deciso, non se ne fa più niente. La grande occasione, la grande attesa svanite per colpa di un cantante debole di cuore che non avrebbe mai voluto atteggiarsi da rockstar.
Sei un debole, cristo. Non hai le palle.
Molla tutto finchè sei in tempo, ritirati ad una vita migliore.
Anzi, ritirati dalla vita. Evita di dare giustificazioni in futuro. “Meglio bruciare che spegnersi lentamente” diceva Cobain. Drogato del cazzo.
Ma aveva ragione.
Un’uscita in grande stile, il grande cantante colpito dal mal di vivere di cui ci si ricorderà in eterno. Sforneranno dischi postumi, riedizioni dei nostri demo, i testi diverranno poesie di successo pubblicate in libreria. Un best-seller.
Amici miei, vi lascio in eredità il mio genio incompreso ed inespresso, colpito prematuramente, stroncato sul nascere da un demone più forte di sè stesso che l’ha corroso da dentro.
Stupendo.
L’articolo sul giornale è già pronto. Forse dovrei lasciare sul tavolo qualche riga per dare più enfasi e mistero alla triste storia.
Sono poche le persone che mi hanno chiesto di cambiare e modificare alcuni miei difetti, le ho sempre ascoltate perchè in fondo hanno sempre avuto le loro buone ragioni per chiedermelo. Ma non la mia essenza, la mia natura. Quella non avrei mai concesso a nessuno di modificarla, modellarla a proprio piacimento. Nessuno mi ha mai chiesto di diventare qualcun’altro, non l’avrei mai permesso.
Ma molti mi hanno chiesto di guardare oltre me stesso. Di guardare ai bisogni e le necessità di chi ho attorno, non solo a quello di cui ho bisogno esclusivamente io.
Chiedersi se anche gli altri hanno delle sofferenze, delle esigenze, proprio come noi stessi. Quante volte lo facciamo?
E’ proprio quello che sto facendo.
Non bussate così forte, cazzo. Sto progettando il nostro futuro in fondo.
Le opzioni.
Taglio delle vene. No, ho paura del sangue.
Sparo in bocca. Scenico, ma non ho nè fucili nè pistole. Non siamo mica negli USA. E poi ho anche fatto l’obiettore di coscienza per paura delle armi.
Gas. Morte dolce. Cazzo di stanze d’albergo senza fornelli.
Overdose di farmaci, bellissimo. Fanculo, solo 4 aspirine. Con queste l’unica cosa fulminante che può prendermi è la diarrea.
Dita nella corrente. Non ha mai funzionato.
Salto nel vuoto. Vertigini.
Possibile che non si riesca a crepare in santa pace qua dentro?
Ok, ragioniamo con calma. Sempre che la piantino di provare a sfondare la porta là fuori.
Finestra. Di sotto c’è abbastanza folla e non rischio di beccare qualcuno che possa rubarmi la scena con la sua inutile morte.
Il volo d’angelo è perfetto.
Dalla finestra entra aria fresca che irrompe nei polmoni, le luci della città là fuori sembrano il riflesso delle stelle in cielo. Un’unica distesa d’immenso illuminata ad intermittenza: lo scenario perfetto per dire addio al mondo in anticipo.
Un povero vecchio che muore solo in un letto d’ospedale, pur con una vita meravigliosa alle spalle, rimarrà solo un povero vecchio. Siamo noi a doverci creare in terra delle piccole pillole d’eternità mentre siamo ancora in vita. Siamo noi a decidere il come ed il quando.
Dobbiamo inculare la morte.
Dobbiamo metterla a 90 gradi e farle sentire che non ci faremo spaventare, farle sentire tutta la lunghezza della nostra ribellione.
Viviamo una vita a 90 all’ora, senza fermarci mai, ma senza fretta.
Viviamo una vita che non ci metterà sotto, non staremo mai a 90.
E’ arrivato il momento. Chiudo gli occhi, un gran respiro.
Buio, dalla porta un frastuono. Sono entrati.
Luci.
2 Marzo 2008 alle Mar 02, 08 | 17:24
Stupendo,come sempre:)
forse sono di parte ma sai che è quello che penso
2 Marzo 2008 alle Mar 02, 08 | 18:53
Le pillole della nostra vita potranno sempre essere belle storie, certe volte si cerca troppo intorno all’infinito, poi casa torna sempre.
Però, scusa se te lo dico, ogni tanto sti cazzo di protagonisti facciamoli morire.
comunque ci stai dentro fratè.
2 Marzo 2008 alle Mar 02, 08 | 19:24
Le luci si accendono sul protagonista.
Da lì sta a te decidere se farlo morire o no.
3 Marzo 2008 alle Mar 03, 08 | 18:24
GRAN BEL POST, davvero complimenti!?!
Spero che il protagonista viva perchè come diceva DeGregori “non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”
3 Marzo 2008 alle Mar 03, 08 | 18:54
Grazie di cuore Chit.
5 Marzo 2008 alle Mar 05, 08 | 11:52
X me il protagonista è uscito, a (senza acca,xké è strafatto) preso il microfono ed ha spaccato na cifra…D’altronde anke a me è successo di voler abbandonare 2h prima di iniziare una serata, ma sarei stato troppo infame per abbandore quelli con cui avevo scelto di condividere un sogno ad affogare nell’infamia della gente,sono salito ed ho sfogato tutto quello ke avevo dentro…Ci vuole sempre coraggio per rialzarsi, ma ha volte nn basta solo quello di un singolo, egli potrebbe solo capire ke gettarsi dal 20 piano nn porterebbe al fine cercato, ma gli altri potrebbero evitare ke lui ci pensi…
…”Stai a 90 e
ti arrendi a
quel ke hai”…