Su Telecom e la Borsa

di SKA su Notizie Commentate il 17 Settembre 2006

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Sulla vicenda di Telecom Italia ho cercato a lungo le parole più adatte per schiarire le mille riflessioni che mi circolano in testa e che hanno ispirato lo scorso post, da cui si evince come la penso.

Poi leggo un post sul blog dell’On. Antonio Di Pietro e non posso far altro che riproporlo in toto :

“Le dimissioni di Tronchetti Provera impongono una seria riflessione sui meccanismi che regolano la Borsa italiana.
Le difficoltà in cui oggi si trova il gruppo Telecom hanno infatti origine nella mancanza di regole, piuttosto che nel mercato.
Tra queste, il meccanismo delle scatole cinesi attraverso il quale, con una percentuale irrisoria, si può ottenere il controllo delle società . L´assenza di una vera rappresentanza per i piccoli azionisti che nelle assemblee non hanno voce e non sono quasi mai rappresentati nei consigli di amministrazione.
La presenza di consiglieri di amministrazione e di sindaci in più consigli di amministrazione con potenziali e talvolta palesi conflitti di interessi. La possibilità di attribuire in bilancio valori azionari non rispondenti al mercato come è avvenuto per Olimpia, società controllante di Telecom, che valorizza le azioni Telecom al doppio del valore di Borsa.
La possibilità , in fase di acquisto, di indebitare le aziende a livelli insopportabili per la gestione.

Senza nuove regole di garanzia per gli investitori la Borsa italiana non potrà svilupparsi, diventerà sempre più asfittica, controllata da pochi gruppi di potere e allontanerà definitivamente gli investimenti dall´estero.”

Questi sono gli argomenti da valutare veramente, e non lo scudetto dell’Inter portato da Guido Rossi e Tronchetti Provera.

Da chiarire la posizione di Tronchetti Provera che si dimette da Telecom, ma rimane a capo di Olimpia, la holding che detiene l’azionariato di maggioranza di Telecom.
Quotata in Borsa al doppio del proprio valore reale.

Da chiarire la posizione del consigliere di Prodi, Rovati.
Possibilmente con delle dimissioni, a parer mio. (Aggiornamento : in data odierna Rovati si è dimesso)

Così come andrà chiarita la posizione di Guido Rossi che torna a capo della prima azienda di telefonia italiana, dopo l’esperienza del ’97 a capo della Stet sempre per mano di Prodi.
A quel tempo avvenne la grande privatizzazione (non liberalizzazione) con la Telecom nella bufera, scalata nel ’99 a due soldi dalla Olivetti di Colaninno.

La privatizzazione con quelle regole consentì l’apertura del mercato telefonico a soggetti terzi e alla concorrenza, senza che lo Stato rinunciasse ad una stategica presenza pubblica.

Non ci sarebbe alcun bisogno di pensare anche lontanamente ad un nuovo IRI, se vi fossero delle serie regole di mercato.
Fortuna che esistono i condizionali.

Fonti:
Antonio di Pietro
Panorama| Economia
Cani Sciolti

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.