Perché un ministero per le disabilità non dovrebbe esistere – Adriana Belotti – Internazionale
di SKA su Cose dette da altri, Notizie Commentate il 5 Marzo 2021
Il ministero per le disabilità che, nel nascente governo Draghi, è presieduto dalla leghista Erika Stefani, non è una novità. Fortemente richiesto dal leader della Lega Matteo Salvini, era nato durante il primo governo Conte ed era stato guidato prima da Attilio Fontana e poi da Alessandra Locatelli, entrambi esponenti del Carroccio. Nel Conte II il ministero ha cessato di esistere e la delega in materia di disabilità è rimasta al presidente del consiglio.
Anche in tempi e condizioni normali, le minoranze – e le persone con disabilità lo sono – corrono il rischio di discriminazione ed emarginazione, ma il pericolo si acutizza in presenza di una crisi, quando un sistema fatica a garantire anche il rispetto dei diritti della maggioranza.
La prima ondata della pandemia di covid-19 ha evidenziato ed estremizzato una serie di criticità che hanno avuto conseguenze negative su tutta la cittadinanza, ma che hanno colpito più duramente le persone meno autosufficienti. La strage nelle strutture residenziali per ospiti anziani e con disabilità, la chiusura dei centri diurni per utenti disabili, la delega totale della relazione di assistenza ai caregivers familiari (in prevalenza donne), l’inadeguatezza delle tutele per i lavoratori e le lavoratrici disabili, il fallimento totale della didattica a distanza per gli studenti e le studenti con disabilità. O il grande cavallo di battaglia del primo governo Conte: il reddito di cittadinanza. Nonostante esistesse anche allora un ministero della disabilità e fossero state fatte grandi dichiarazioni di intenti a favore delle persone disabili (che sono tre milioni), pochissime tra loro hanno beneficiato del provvedimento.
Sono solo alcuni dei principali nodi venuti al pettine, acutizzati dalla fase di emergenza sanitaria ma a essa preesistenti.
Serve una presa di responsabilità
Nella fase che stiamo attraversando le priorità da affrontare in questo campo sono molte e interessano diversi ambiti. Fish e Fand, due delle principali organizzazioni per la difesa dei diritti delle persone disabili, riportano qualche esempio. In ambito sanitario mancano indicazioni chiare sulla disponibilità dei vaccini anti covid per quanti sono fisicamente più vulnerabili e per i loro caregivers; sul versante dell’inclusione scolastica numerose sono le carenze: dalla mancanza di insegnanti di sostegno specializzati al problema della continuità didattica per arrivare al nodo critico della carenza di ausili tecnologici e della presenza di barriere architettoniche negli edifici. Il mercato del lavoro è uno dei settori in cui la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità è più evidente (solo il 31,3 per cento risulta occupato). Eppure le “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità” non sono state ancora correttamente applicate.
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