Eppur si taglia…
di Kiappone su Notizie Commentate il 9 Marzo 2008
Lula, la speranza di milioni di ambientalisti e non solo sparsi in tutto il mondo. Lula, il presidente operaio (quello originale). Lula, colui che in Brasile affermò, e forse ancora afferma, che avrebbe fermato la deforestazione selvaggia della foresta amazzonica, uno degli ultimi polmoni verdi del pianeta.
Ebbene, dopo anni di proclami ed autocelebrazioni di risultati fantomatici, Greenpeace riporta i risultati di una indagine relativa alla seconda metà del 2007. Ebbene solo nella seconda metà dell’anno appena trascorso sono caduti al taglio raso 700.000 ettari di foresta vergine o, se preferite, 7000 chilometri quadrati. Ora per chi non fosse del settore il taglio raso è una pratica che prevede l’asportazione totale di tutte le piante presenti su un soprassuolo ed è una pratica che ormai in Europa non viene più utilizzata da decenni per gli ovvi impatti paesaggistici, o comunque, quando usata, su superfici piccole, di circa 200 m2, per permettere la rinnovazione del bosco circostante e per limitare gli effetti negativi che hanno sul suolo, improvvisamente esposto alla luce.
In Brasile, invece, tale pratica è ancora in voga con gli effetti che ognuno di voi può constatare visitando il sito di GreenPeace.
Ma c’è dell’altro, che mi permetto di aggiungere sempre a beneficio di chi non fosse del settore. I suoli delle regioni tropicali, come quelli che ospitano la foresta amazzonica, sono suoli che a causa delle elevate temperature e delle abbondanti precipitazioni, sono profondamente alterati e hanno perso tutti gli elementi nutritivi utili alla vita delle piante. In altre parole sono suoli poverissimi.
La presenza di foreste così rigogliose è legata…alla presenza delle foreste stesse!
Esse infatti producono immensi quantitativi di sostanza organica morta (rami, foglie, carcasse di animali) che vengono immediatamente catturati dalle radici delle piante e utilizzati prima che le piogge possano allontanarli. Quando la foresta viene abbattuta e i suoli trasformati in colture agrarie, questi riescono a sostentare le colture per 1-2 massimo 3 anni prima di divenire totalmente privi di elementi minerali.
A quel punto il loro destino e quello di divenire deserto oppure, forse peggio, di essere bombardati con fertilizzanti che inquinano le falde acquifere rendendo imbevibile l’acqua. Tutto questo è risaputo e se è ammissibile che non lo sappia il contadino (per quanto l’esperienza dovrebbe insegnare) è incomprensibile, offensivo per la (poca) intelligenza umana che a livello politico si continui a permettere uno scempio sapendo bene che non è possibile ricavare da esso alcun vantaggio durevole nel tempo.
Ma, a quanto pare, ciò è ammissibile per le autorità brasiliane.
E lo scempio continua.
Mi dispiace di avervi tediato. Era un’amaro sfogo che necessitava di alcune spiegazioni.
Vostro
Kiappa
11 Marzo 2008 alle Mar 11, 08 | 22:46
Che delusione! Anche io sono rimasta proprio male quando ho letto la notizia sul sito di GreenPeace.Quello che stanno facendo è un sacrilegio le conseguenze alle quali andremo incontro aumenteranno esponenzialmente e a rimetterci non saranno solo gli abitanti della zona ma purtroppo tutta l’umanità.Forse non tutti si rendono conto dell’importanza di quella foresta e non parlo solo delle bellezze naturali che ospita o delle popolazioni indigene che la abitano,ormai fortemente minacciate.Mi riferisco soprattutto al grandissimo impatto che avrebbe su tutto il pianeta:è il nostro polmone verde.E visto che la situazione mondiale a livello ambientale non mi sembra troppo buona non credo possiamo permetterci di giocarci anche questa carta.Quello che volevo dire con il mio prolisso sfogo è che credo che noi tutti dovremmo sentirci tradite da Lula e da chi non rispetta quella meravigliosa foresta