È tempo che la politica si occupi di clima – il Tascabile

di SKA su Cose dette da altri, Notizie Commentate il 6 Agosto 2019

La crisi ambientale suscita un’apprensione diffusa, [ma] poco tangibile nei saperi, politicamente marginale, elettoralmente insignificante”. Siamo nei primi anni duemila e a scrivere queste righe sfortunate è l’allora ministro francese della pianificazione territoriale Yves Cochet, in un libro dal titolo programmatico come pochi: Sauver la Terre (2003). “Mai e in nessun luogo al mondo si sono visti imponenti cortei contro l’aumento dei gas a effetto serra, contro la perdita della biodiversità, contro l’accumulazione di molecole di sintesi nell’ambiente”. Solo qualche tempo fa la situazione non pareva granché mutata, almeno a leggere l’auspicio con cui Amitav Ghosh chiudeva La Grande Cecità (2016): “mi piacerebbe credere che un’ondata di movimenti laici di protesta in tutto il mondo possa farci uscire dal vicolo cieco e portare a cambiamenti decisivi. […] È difficile immaginare che dei movimenti popolari di protesta possano acquisire abbastanza slancio in un orizzonte così ristretto”.

C’è voluta un’altra manciata d’anni prima che gli scioperi mondiali della scuola per il clima, i die-in di protesta nei luoghi pubblici e le crescenti dichiarazioni di emergenza climatica facessero fallire alcune delle previsioni più calamitose. Il destino ecologico dell’umanità non si è accartocciato su se stesso, inerte e apatico come molti immaginavano, ma ha preso a dispiegarsi con rinnovato vigore sulle spalle di un attivismo che combina la crisi del clima a quella delle grandi narrazioni economiche e politiche, il riscaldamento globale al ritorno prorompente della contestazione giovanile.

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.