Abbandono universitario: un problema da affrontare il prima possibile
di Camerata Stizza su Notizie Commentate il 1 Marzo 2019
“L’abbandono scolastico rappresenta un ostacolo per la crescita economica e l’occupazione. Frena la produttività e la competitività e alimenta povertà ed esclusione sociale.” Così inizia il report Eurostat sull’abbandono scolastico nei paesi europei o, in maniera più specifica, sui giovani che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione. Il report che indicava gli “Early school leavers” ora si intitola infatti “Earlyleavers from education and training” a rimarcare ancora di più che il focus, è rivolto soprattutto alla fascia demografica che va dai 18 ai 24: quindi università e formazione post-universitaria.
Nel rapporto Eurostat si specifica nell’anno di riferimento – 2017, ma ancora in corso – il 10,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha completato gli studi superiori, ma non ha proseguito nella formazione universitaria o in altro tipo di formazione: Il 12,1% uomini, 8,9% donne. L’Europa si pone come obbiettivo per il 2020 di ridurre a meno del 10% la percentuale di giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione o la formazione. L’Italia detiene purtroppo uno dei primati in quella classifica, posizionandosi sul podio con circa mezzo milione di giovani italiani (523,900) che per motivi vari hanno deciso di abbandonare l’università e la formazione. Si parla del 20% degli iscritti che abbandonano solo dopo il primo anno, a salire negli anni successivi: 39,3% nei primi due anni e 45,2% a tre anni. Il dato degli iscritti dopo 10 anni di carriera universitaria è del 12,7%: ragazzi che per vari motivi hanno difficoltà nello studio. Ma ci torniamo dopo.
Tra le ragioni dell’abbandono individuate dalla Commissione europea emerge il desiderio di lavorare, figlio di una congiuntura economica sicuramente non favorevole, che spinge molti giovani ad abbandonare del tutto gli studi per iniziare quanto prima il cammino verso l’indipendenza economica. Purtroppo non sussistono più neanche le condizioni per i famosi “lavoretti” ad accompagnare lo studio universitario, perché sempre meno pagati e sempre più impegnativi in termini di tempo: dopo 8/10 ore di lavoro pochi riescono a rimettersi sopra i libri.
La seconda motivazione alla base degli abbandoni è legata alla delusione, della serie: “lo studio non ha soddisfatto bisogni e/o interessi”. Questo punto dovrebbe forse preoccupare ancora di più perché ci pone di fronte ad un quesito fondamentale, “l’università è ancora in grado di fornire gli strumenti necessari per affrontare la vita lavorativa?”. Alla fin fine si parla di quello: i tempi in cui si studiava per diletto sono lontani ed erano un lusso per pochi. La stragrande maggioranza di chi affronta oggi un percorso universitario in maniera consapevole, si aspetta uno sbocco professionale
Non è però da trascurare anche il fattore economico, altra motivazione rilevante indicata dal rapporto: anche i più volenterosi non riescono a sopperire alle spese da affrontare per tasse universitarie, affitti, spese quotidiane. E si ritorna all’inizio: abbandono e ricerca di un lavoro.
Nei confronti di tutte queste motivazioni però si può agire con anticipo, consentendo agli studenti di affrontare il percorso universitario in maniera più semplice, o magari superare con successo i famosi “esami scoglio”, capaci di bloccare anche un percorso ben avviato
Nei casi di difficoltà nella preparazione, senso di inadeguatezza o magari semplice supporto per coloro che superati i 30 vogliono riprendere in mano gli studi interrotti per migliorare la propria posizione, è di sicuro aiuto la figura di un tutor o di un servizio di preparazione universitaria specializzato.
Ce ne sono molti, ma indubbiamente quello offerto da Cepu risulta essere il più completo ed efficace, perché può contare su oltre 30 anni d’esperienza nel campo dell’assistenza allo studio, durante i quali ha affiancato e portato con successo alla laurea migliaia di studenti.
Tre sono i punti di forza di Cepu, il referente didattico, professionista preparato, che progetta il percorso di studio sulla base delle caratteristiche dello studente; il tutor personale, esperto dell’apprendimento oltre che della materia di sua competenza, che affianca lo studente nel percorso di formazione e adotta le strategie più idonee per facilitarne lo studio; il metodo di studio messo a punto in tanti anni d’esperienza che consente di impostare una strategia di preparazione mirata ed efficace.
11 Marzo 2019 alle Mar 11, 19 | 13:57
Problema molto urgente che non credo interessi al governo.