Ndrangheta e Lega
di SKA su Antimafia il 12 Novembre 2010
«Nell’ultimo quindicennio la ‘ndrangheta ha conteso alla Lega il controllo del territorio “padano”. Non è vero che al Nord c’è solo la Lega che controlla il territorio; c’è anche la ‘ndrangheta che, esattamente nelle stesse località dove c’è un forte insediamento della Lega, gestisce potere, agisce economicamente, fa investimenti, interviene in vari campi, anche sociali, ha una presenza in politica».
«L’egemonia politica e territoriale della Lega non ha comportato la scomparsa della ‘ndrangheta. A voler essere precisi, s’è realizzata una coabitazione tra Lega e ‘ndrangheta esattamente negli stessi territori. L’equazione “controllo del territorio da parte della Lega = scomparsa dei fenomeni criminali e mafiosi” non è affatto vera; anzi, è falsa. La preponderanza politica della Lega non ha assicurato una minore incidenza mafiosa su quei territori; al contrario, tale incidenza è aumentata. È un dato di fatto, è la descrizione della realtà così com’è; negare l’evidenza non serve a nulla. Serve, semmai, cercare di capire perché ciò sia avvenuto; e per farlo c’è bisogno di armarsi di coraggio e umiltà. Non è, questa, una polemica con la Lega, ma un invito a riflettere rivolto prima di tutto ai militanti e ai dirigenti della Lega, che affermano di battersi per la difesa del loro territorio e della loro identità; e non c’è motivo per non credere che queste intenzioni siano vere.»
Paolo Cicone scrive questo Ndrangheta Padana che spiega, o prova a spiegare, la coabitazione tra ‘ndrangheta e Lega Nord nei territori della cosiddetta “Padania”.
Sono ormai lontani anni luce i tempi in cui gli esponenti della Lega Nord, anche tramite il proprio organo di stampa ufficiale “La Padania”, si schieravano radicalmente contro tutte le organizzazioni criminali che – anche grazie alla politica Democristiana e Socialista – avevano o stavano per prendere il controllo dei “loro” territori. La Padania e la Lega Nord in decine di interventi arrivarono ad attaccare senza timore il “mafioso di Arcore”. Umberto Bossi diceva cose di questo tipo: “Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.” Ed altre carinerie. Cose che a dirle oggi ti becchi come minimo del giacobino-giustizialista-manettaro.
L’argumentum era di una facilità disarmante: noi della Lega non vogliamo infiltrazioni mafiose nei nostri territori, nelle nostre aziende o soldi dalle “finanziarie della mafia”. A costo di mettersi contro quello che, di lì a pochi anni, sarebbe stato il loro unico referente politico e senza il quale la Lega sarebbe rimasta a fare comizi lì dov’era. Senza poltrone o incarichi di governo.
Negli ultimi 20 anni le politiche territoriali della Lega Nord sono state gradualmente abbandonate, sino al completo dissolvimento, in favore di un dislocamento quasi totale verso la tanto odiata “Roma Ladrona” e piazzando esponenti all’interno di alcuni – molti – Comuni Padani. Il tanto sbandierato controllo del territorio è venuto a mancare – nessuno sta parlando di collusione, attenti – lasciando campo libero a quella che è ormai diventata la principale associazione criminale di stampo mafioso in Italia. O perlomeno dalle loro parti.
Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate.
Gianfranco Miglio, Il Giornale, 20 Marzo 1999
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