Afghanistan, Iraq, Libano…
di Leonardo Carnesecchi su ControInformazione il 22 Novembre 2006
Nei precedenti 5 anni di governo Berlusconi, l’Italia ha inviato, per la lotta al terrorismo, l’esercito sia in Afghanistan sia in Iraq.
I risultati ottenuti fino ad oggi da questo impegno, non solo Italiano, sono stati la crazione di un governo liberale nei due stati.
Adesso per poter permettere alla popolazione locale di vivere bisogna ristabilire, il prima possibile, la pace, e soprattutto creare posti di lavoro rivolti alla ricostruzione sia amministrativa, sia fisica dei due paesi.
In sostanza c’e’ bisogno di un nuovo piano Marshall da parte degli Stati Uniti d’America e della Comunita’ Europea.
L’Italia rirtirera’ quanto prima le truppe dall’Iraq, ma, credo io, anche dall’Afghanistan.
Abbiamo perso dei militari e dei civili durante queste “missioni” che io chiamerei guerre. Ne ricorreva l’anniversario pochi giorni fa.
Nel frattempo e’ scoppiata una nuova crisi tra Israele ed il Libano. Prontamente, in pochissimi giorni, siamo riusciti ad organizzare, con approvazione dell’Onu e di altri stati europei, una nuova missione stavolta umanitaria, in cui e’ nuovamente stato impegnato l’esercito. Non se ne sente piu’ parlare ormai… Non sappiamo neanche cosa stanno facendo i nostri soldati e che risultati abbiano ottenuti e se li hanno ottenuti effettivamente.
Durante il mese di ottobre e’ scoppiata una nuova guerra, anche questa vecchissima, ma stavolta per le strade di Napoli. Il Governo si e’ preso un po’ di tempo per prendere una decisione su come intervenire e nel frattempo, nel Napoletano, la gente continuava a morire. Poi il Ministro dell’Interno Amato ha deciso di rinforzare le forze dell’ordine inviando nuovi poliziotti e carabinieri e di aumentare i controlli. E’ temporaneamente tornato il silenzio… Ma non per l’intervento sopra descritto. La delinquenza organizzata sa benissimo che se i crimini di sangue fossero continuati sarebbe aumentato anche l’intervento del Governo con l’invio dell’esercito come nel 1993 in Sicilia con i Vespri Siciliani. L’esercito impaurisce le organizzazioni a delinquere perche’ i militari, a differenza delle forze dell’ordine in genere, non sono ricattabili in nessuna maniera. Ma i crimini continuano come lo spaccio di droga e la prostituzione.
Parliamo del primo punto la droga. Sapete qual’e’ il paese con la maggiore produzione al mondo di oppio? L’Afghanistan.
Sapete cos’e’ che arricchisce i terroristi Afghani? La vendita dell’oppio. Ma allora cosa ci stanno a fare i nostri militari in Afghanistan se non riescono a bloccare la coltivazione dell’oppio Afghano che con la sua vendita continuamente arricchisce i terroristi talebani e cosi’ facendo si hanno nuovi attentati? Non sarebbero forse piu’ utili sul nostro territorio? Io sinceramente credo di si.
Aggiungo un’ultima mia considerazione: le missioni umanitarie non si fanno con i mitra, con i caschi blu o con le bombe. Ci sono delle organizzazioni (ong, onlus) che sono riconosciute dallo Stato italiano e sono finalizzate per l’aiuto dei paesi in difficolta’ e sono senza fine di lucro.
Nota del direttore:
Tra poco è Natale, fatevi un regalo e fatelo a chi ne ha sicuramente più bisogno di noi.
Proviamo a far diventare la guerra un tabù e con essa gli interventi militari d’occupazione nei luoghi che l’Occidente reputa privi di “democrazia”
Terzo Occhio sostiene Emergency.
Facciamolo tutti. Un panettone in meno può salvare la vita di qualcuno.
23 Novembre 2006 alle Nov 23, 06 | 2:03
Non si puo’ delegare tutto alle ONG pero’ che in alcuni casi non sono capaci di svolgere certi compiti senza l’appoggio dei governi e che finiscono per essere un alibi per un non intervento serio.
E poi si e’ vero che l’Afghanistan e’ il piu’ grande produttore di oppio, ma non si possono obbligare i contadini afghani a rinunciare ad un tipo di coltivazione che rende molto senza dargli niente in cambio, con i Talebani che tornano a farsi sentire ovunque.
In Afghanistan rischiamo di fare a chi si e’ “ribellato” ai Talebani lo stesso scherzetto che abbiamo fatto agli Sciiti dopo la prima guerra del Golfo.
Ciao.