Antipathy for the devil
di Camerata Stizza su La dimanche des crabes il 2 Febbraio 2009
Tra le poche virtù che mi si possano addossare di certo non c’è quella della simpatia.
Lo status da antipatico te lo guadagni sul campo sin da piccolo e ti segue come una condanna scritta in maniera invisibile sulla fronte. Inutili gli sforzi di farsi ben volere, di integrarsi, di provare in tutti i modi a fare il simpatico: l’antipatico che prova a fare il simpatico diventa insopportabile. Puoi andare a genio ad alcuni, che probabilmente ti rimarranno amici per la vita, ma per gli altri sarai sempre uno che sta sul cazzo. Come se essere antipatici fosse una colpa.
Non bisogna essere necessariamente degli stronzi per essere antipatici, anzi. Esistono quelli che tengono banco in una comitiva, che ti fanno pisciare addosso dalle risate, che riescono a conquistare facilmente una donna solo con il carisma ed il fascino della simpatia. Poi però giri l’angolo e te l’hanno già messo nel culo.
Così come esistono i tipi taciturni, che lanciano frecciate ciniche, che non troverai mai in mezzo alla folla della discoteca ad alzare le braccia per divertirsi. Che vedrai ai concerti, ma mai ballare. Che vedrai dire basta ad una bevuta, dire no alla canna, no ad un tiro di coca. Quelli che non salutano mai per primi, che non chiamano mai al telefono, che se li chiami rischi di sentir squillare a vita. Quelli che non sono permalosi, ma devi saper scherzare. Che la vita ha poco senso, ma va presa sul serio. Non egocentrici, vogliono solo stare per i cazzi propri. Con quelli il culo è al sicuro.
Poi c’è quella storia delle etichette, quelle che ti ritrovi attaccate addosso senza neanche rendertene conto. Da lì in poi non sei più una persona, ma un’etichetta.
Non importa se lì sotto può esserci – anche remotamente – un qualche tipo di sentimento che pulsa, una dignità lesa o un orgoglio ferito. L’etichetta è più facile da leggere.
Ripeto.
Le etichette sono più facili da leggere.
2 Febbraio 2009 alle Feb 02, 09 | 21:17
Beh il post è personale, e io non centrerei nulla, ma dato che è pubblico… un po mi viene da immedesimarmi con le parole che hai scritto. Certo le etichette vengono utilizzate come un “riassunto” di qualcosa,e come tali dovrebbero rimandare alla ricerca di un contenuto. Ma forse il contenuto alla maggior parte delle persone non interessa. La facilità con cui una etichetta viene data è emblematica del fatto che i rapporti molto non vogliono essere approfonditi. Insomma, mi sono identificato nel tuo post, l’empatia fa da padrona, e mi immagino perché tu abbia avuto il bisogno di scrivere di un post simile. Una possibile risposta che mi do è che tu l’abbia voluto fare in risposta alla leggerezza con cui la gente si appella agli altri, al velato menefreghismo celato sotto le facce di chi si rapporta a te. Ma alla fine di ciò potrei anche sbagliarmi. Forse non sono riuscito a leggere tra le righe, e forse tu vuoi proprio questo…
Un saluto Ska.
Raf.
2 Febbraio 2009 alle Feb 02, 09 | 23:54
Ottimo, mi ricorda i miei processi subiti i sabati sera a cena con gli amici: non credi in gesucristo, non ti piace la Formula 1, non segui come si deve il calcio, non credi agli ufo, non credi alle verità della televisione… insomma non credi in niente!
E pure tu SKA… non credi a un cazzo di niente…!
3 Febbraio 2009 alle Feb 03, 09 | 9:25
Credo nel Lulz, nel s1gn0r4gg10 e nelle scie chimiche.
Ti pare poco?
In generale, in risposta ad entrambi: è una cosa che riguarda tutti.