Cosa nostra non è mai stata così debole – Lorenzo Tondo – Internazionale
di SKA su Antimafia, Cose dette da altri il 22 Luglio 2017
Era una mattina come tante altre, a Palermo. E come ogni mattina, intorno alle 7.50, il boss Giuseppe Dainotti era uscito di casa e si era messo in sella alla sua bicicletta, con tanto di cestino per la spesa e portazainetto. Ogni giorno, infilando via d’Ossuna, nel cuore del quartiere Zisa, pedalava fino al suo bar, poco distante da lì. Una pedalata di 500 metri che, da quando aveva messo piede fuori del carcere, poco più di un anno fa, era diventata una salutare consuetudine, interrotta da due colpi di pistola, uno al torace e uno alla testa.
Ancora assonnati, i residenti faticavano a capire cosa fosse successo. Il corpo senza vita di Dainotti giaceva da dieci minuti in una pozza di sangue e in tanti avevano confuso l’eco dei colpi di pistola con i fuochi d’artificio che i ragazzi del quartiere fanno scoppiettare a qualsiasi ora del giorno. Mai avrebbero immaginato che cosa nostra fosse tornata a colpire impugnando una calibro 44, proprio come ai vecchi tempi. D’altronde, a Palermo la mafia non premeva il grilletto da tre anni, due mesi e dieci giorni.
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