Il Barbiere di Brianza
di SKA su Satira il 5 Ottobre 2009
Scritto per ScaricaBile 21 in collaborazione con Maurizio Boscarol (nel senso che, ovviamente, sono io a collaborare con lui), con citazione/omaggio abbastanza espliciti. A voi coglierla.
Non viviamo in una società rispettosa.
Siamo sempre lì a guardare il pelo nell’uovo sottolineando i difetti degli altri senza accorgerci di tutto ciò che di buono ed altruistico sia stato fatto nel passato. Stiamo lì a guardare la macchiolina, il pezzetto di verdura tra i denti a ridere e scherzare senza concedere il giusto rispetto a uomini che hanno reso onore alla Patria.
Prendete Vittorio Mangano, ad esempio.
Un uomo di integerrima moralità, sempre pronto a difendere e coprire gli amici e gli amici degli amici caduto nelle mani una organizzazione criminale per semplici disavventure. Un eroe, a modo suo. E noi sempre lì, dietro alla sua figura – facile adesso che è morto, eh? – a sottolineare le condanne definitive per fatti di mafia, omicidio, truffa, ricettazione, estorsione, ma non si cita mai tutto ciò che di buono ha fatto in vita per la famiglia. Quella di Berlusconi.
Lo ha detto anche il pg Nino Gatto al processo d’appello contro Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato da Palermo fino in Brianza. Ma era più che evidente! Quale stalliere? Quale fattore? Quale protettore?
In qualità di responsabile della villa a Mangano spettavano ben altri compiti.
Ad esempio a Mangano spettava il compito di bambinaia o tagesmutter ufficiale dei pargoli Berlusconiani educandoli al duro mondo che avrebbero dovuto affrontare nel futuro. Famoso fu il motto di quei festosi pomeriggi di gioco: “Basta un poco di tritolo e il giudice va su, il giudice va su e tutto brillerà di più”.
Anche compiti spiritualmente più elevati spettavano al boss del clan di Porta Nuova. Nella villa di Arcore era previsto un cappellano privato che celebrasse la messa giornalmente e la domenica alle 12, oltre a spiegare il catechismo dopo la funzione. “Credo in un solo Padrino, creatore della corruzione e del falso in bilancio, della concussione e del traffico di stupefacenti. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la prescrizione dei reati e l’amnistia che verrà. Amen.”
Sovente al Mangano factotum venivano richieste esibizioni d’intrattenimento privato durante le cene d’affari nella Villa S. Martino. Tra i numeri più in voga in quel periodo c’erano la telecinesi di stupefacenti da un albergo all’altro, divertenti ed affettuose esplosioni nei muri di cinta a base di polvere nera, occultamento di latitanti, sparizione di quadri e gioielli di famiglia. Il più richiesto in assoluto però era quello della transustanziazione di cavalli in partite di cocaina.
Anche se le cronache hanno spesso descritto Vittorio Mangano allo stesso tavolo dei Berlusconi durante le cene d’affari, non sempre era così. Talvolta si presentava la necessità di assolvere alla funzione di serveur ai tavoli. Il boss era solito accompagnare la portata con un “non si baratta la libertà con la dignità” a cui di solito seguiva un “minchia”.
Se il Presidente è operaio, Dell’Utri uno storico, Bondi un poeta e Belpietro un giornalista perché Mangano dovrebbe essere solo un mafioso?
Sdoganiamo i clichè. Mafia vuol dire fiducia.