38 : siamo già fuori controllo
di SKA su Notizie Commentate il 6 Giugno 2006
38 è il numero di soldati italiani attualmente morti in Iraq dall’inizio del conflitto che, sembra retorico ripeterlo, è stato considerato illegale dallo stesso Kofi Annan.
Ieri è toccato ad Alessandro Pibiri
Dei veri e propri caduti di guerra vittime dell’ipocrisia di una cosiddetta missione di pace che se fin dall’inizio aveva delle esclusive motivazioni logistico-economiche alla sua base, oggi non ne possiede veramente più alcuna.
Ed ogni giorno quest’assoluta mancanza di motivazioni reali, che possano quantomeno giustificare la morte di soldati italiani, si palesa sempre di più.
Ed anzi, l’ostinazione con cui si persegue l’occupazione armata fa affondare sempre di più i piedi del nostro contingente nelle sabbie mobili della terra Irakena.
Pochi giorni fa Prodi ha annunciato che “il ritiro dall’Iraq è una decisione presa si tratta dunque di vedere come attuarla senza che la situazione vada fuori controllo”.
Che significa? Non è già fuori controllo?
Se abbiamo deciso di uscire dall’Iraq nell’immediatezza, perchè ancora continuiamo a scortare convogli logistici Britannici?
Vogliamo anche sperare che questo allungamento dei “tempi tecnici” non sia dovuto ad una forma di servilismo nei confronti di Gran Bretagna e Stati Uniti da parte di Prodi & co. per quella scampagnata sul Britannia in cui svendettero assieme a Draghi metà Italia.
Ma questa è un’altra di cui parleremo più avanti.
In tutto questo, ancora si continua a parlare di missione di pace, dato che l’art. 11 della Costituzione Italiana ripudia l’intervento di guerra.
Perlomeno non prendiamo per il culo i nostri soldati: sentirsi dire che vanno a morire in una missione di pace non è mica bello.
Gustavo Selva, presidente della commissione Esteri della Camera in un’intervista del 2003 affermò :
“La responsabilità politica parte da lontano. Abbiamo dovuto mascherare “Antica Babilonia” come operazione umanitaria perché altrimenti dal Colle non sarebbe mai arrivato il via libera”
Continuo a non capire perchè i militari, in cambio di soldi per farsi una bella macchina, si facciano prendere così tanto per il culo.
6 Giugno 2006 alle Giu 06, 06 | 16:07
Ciao Ska, io ho avuto amici che sono andati in missione di pace, vuoi sapere perchè ci vanno, non perchè votano la mussolini o perchè è tradizione della loro famiglia credere al Messia-Berlusconi, ma perchè qualcuno ha fatto l’operaio a nero, i muratore, ha lavorato in fabbrica, e se unisci questo con il basso grado di istruzione o addirittura l’ignoranza che vige, esce fuori che magari si pensano di andare a fare passeggiate, si pensano che l’uranio impoverito sta da un’altra parte. Certo, lo so, è anche colpa loro, me essi, come noi d’altro canto, sono solamente filgi di una concezione politica errata.
6 Giugno 2006 alle Giu 06, 06 | 16:48
Assoluto rispetto per il lavoro svolto, non è ovviamente quello il tema di critica.
Quel che critico è che spesso per la chimera di uno stipendio o di “un bel conguaglio” a fine missione, non si pensi che l’andare in guerra comporti anche il rischio di rimanerci.
Per questo mi incazzo con chi li prende per il culo, chiamando la guerra pace, e con molti di loro che pensano poco alle conseguenze cui vanno incontro.
6 Giugno 2006 alle Giu 06, 06 | 19:17
La presa per il culo è fino a un certo punto perchè spesso e volentieri sanno benissimo a cosa vanno incontro. Ma probabilmente preferiscono guadagnare un tot al mese piuttosto che rimanere in vita.
Con ciò però non voglio mancare di rispetto alle vittime di queste cavolo di guerre, anzi…